venerdì 26 aprile 2013

VOTIAMO SCUOLA PUBBLICA

"A chi è disposto a battersi per la scuola pubblica.

A chi ritiene che le politiche di tagli alla scuola pubblica e finanziamento a quella privata tradiscano l'articolo 33 della Costituzione nel suo spirito autentico, là dove stabilisce che: “La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

A chi ritiene che solo una scuola aperta a tutti, laica, gratuita, inclusiva, moderna e di qualità possa impegnarsi a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (Art. 3).

A chi pensa che fra i banchi della scuola pubblica si gettino le basi per una cittadinanza consapevole e per il futuro del nostro paese.

Il 26 maggio a Bologna si terrà un referendum consultivo sul finanziamento comunale alle scuole paritarie private, grazie alla raccolta di tredicimila firme di cittadini e cittadine che hanno chiesto di potersi esprimere su questo tema.

La cittadinanza dovrà dare un voto di indirizzo per l'amministrazione su cosa sia meglio per garantire il diritto all'istruzione dei bambini e delle bambine: continuare a erogare un milione di euro annui alle scuole paritarie private, come avviene ora, oppure utilizzare quelle risorse per le scuole comunali e statali.

La portata di questo referendum va ben oltre i confini comunali. E' l'occasione per dare un segnale forte contro i continui tagli alla scuola pubblica e l'aumento dei fondi alle scuole paritarie private.

In Italia c'è urgente bisogno di rifinanziare e riqualificare la scuola pubblica, quella che non fa distinzioni di censo, di religione, di provenienza. Quella dove le giovani cittadine e i giovani cittadini italiani ed europei imparano la convivenza nella diversità.

Da Bologna può ripartire un movimento di cittadini che impegni le amministrazioni locali e il prossimo governo a restituire alla scuola pubblica la dignità e la qualità che le spettano.

L'alternativa è una lenta rovina fino alla fine della scuola pubblica per come l'abbiamo conosciuta.

IL 26 MAGGIO A BOLOGNA POSSIAMO FERMARE L'OFFENSIVA CONTRO LA SCUOLA PUBBLICA.

IL 26 MAGGIO A BOLOGNA POSSIAMO DARE L'ESEMPIO A TANTI ALTRI E INSIEME INIZIARE A IMMAGINARE UN AVVENIRE DIVERSO PER NOI, PER I NOSTRI FIGLI E LE NOSTRE FIGLIE."

Io ho firmato il suddetto appello nazionale lanciato dal Comitato art. 33.
Per firmare anche tu, clicca qui.

venerdì 12 aprile 2013

QUANDO LE DIOCESI DEVONO PAGARE

Se un parroco è sotto processo per fatti di violenza sessuale la Curia arcivescovile può essere citata in veste di responsabile civile. Pertanto, ove il sacerdote venga giudicato colpevole, la sede vescovile sarebbe ritenuta responsabile per i danni da costui arrecati nell'esercizio delle incombenze cui è stato adibito e verrebbe quindi condannata a risarcire la vittima e le parti offese.
Ciò è quanto stabilito dalla prima sezione penale del Tribunale di Lecce, con ordinanza dell'8 ottobre 2012 firmata dal giudice Stefano Sernia.
In quel caso, l'Arcivescovado - per mezzo dei suoi legali - ha chiesto di essere estromesso dal processo, ma i giudici hanno respinto la richiesta, bollandola come "infondata".
I magistrati spiegano che l'art. 2049 c.c. "prevede una responsabilità per culpa in eligendo [cioè nella scelta o nella nomina, N.d.A.] e/o in vigilando [cioè nel controllo, N.d.A.], per il fatto illecito dei sottoposti, in capo a coloro che li abbiano preposti ad un determinato servizio", affidando loro l'espletamento di un incarico. Tale responsabilità non esige la sussistenza di un rapporto di lavoro dipendente, bensì più generalmente una committenza, un mandato. 
Non solo.
Perchè si configuri la responsabilità in oggetto, è necessario che l'attribuzione di determinati compiti, responsabilità e/o autorità abbia posto l'incaricato nella condizione di poter più facilmente compiere il danno (o il reato) che altrimenti non avrebbe potuto commettere o per la cui realizzazione avrebbe comunque dovuto affrontare molte più difficoltà.
Ora, poichè secondo il diritto canonico:
- il parroco viene scelto e nominato dal vescovo secondo criteri che ne debbano garantire l'idoneità all'incarico, anche sotto il profilo dell'onestà dei costumi;
- la parrocchia è sottoposta alla vigilanza del vescovo (che può sopprimerla, sostitirne il parroco, ...);
- al parroco sono affidati compiti propri dell'autorità religiosa rappresentata, al livello apicale della diocesi, dal vescovo;
il vescovo si pone, nei confronti del parroco, proprio nella posizione del committente necessaria per configurare la responsabilità civile prevista dall'art. 2049 c.c..
Tutto ciò è senz'altro positivo, se non altro perchè alimenta una grande speranza. Se infatti passasse la tesi dei giudici pugliesi secondo cui le colpe dei sacerdoti ricadono economicamente sulle diocesi, forse i vescovi e il Vaticano avrebbero decisamente più interesse a combattere la pedofilia nel clero.
E non solo a parole.