GLI ONESTI FUORI (dall'Italia),
I MAFIOSI DENTRO (le Istituzioni)
La vicenda dell'imprenditore e testimone di giustizia siciliano Ignazio Cutrò è esemplare (qui e qui i fatti; qui il commento di Giulio Cavalli).
Viene indotta e costretta a lasciare il proprio Paese una persona impegnata quotidianamente a rendere concreti valori imprescindibili come onestà, dignità e legalità.
Una persona la cui colpa - gravissima - è fare semplicemente il cittadino, quello vero, che intende mantener fede alla nostra Costituzione, laddove essa recita:
"ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società" (art. 4 c. 2);
"tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi" (art.54 c. 1).
Invece i criminali, i delinquenti, i ladri e i mafiosi non solo rimangono, ma continuano a spadroneggiare, soprattutto nelle Istituzioni.
Le quali si dimostrano sempre più indifferenti o complici.
Una persona la cui colpa - gravissima - è fare semplicemente il cittadino, quello vero, che intende mantener fede alla nostra Costituzione, laddove essa recita:
"ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società" (art. 4 c. 2);
"tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi" (art.54 c. 1).
Invece i criminali, i delinquenti, i ladri e i mafiosi non solo rimangono, ma continuano a spadroneggiare, soprattutto nelle Istituzioni.
Le quali si dimostrano sempre più indifferenti o complici.
E- sinceramente - non so quale delle due alternative sia la peggiore.
Ammesso che di alternative si tratti.
Ammesso che di alternative si tratti.
"La lotta alla mafia (il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte (proprio perchè meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male), a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità".
Queste parole sono state pronunciate da Paolo Borsellino la sera del 20 giugno 1992, durante la veglia di preghiera e di testimonianza nella basilica di San Domenico (Palermo), al termine di una fiaccolata partita dal luogo che diede i natali a Giovanni Falcone e giunta nella stessa chiesa dove 26 giorni prima si erano celebrati i suoi funerali. Le vie della città sono state percorse da un corteo di ragazzi giunti da molte parti d’Italia per ricordare - a un mese di distanza - le vittime della strage di Capaci: il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani. La manifestazione è stata indetta dall’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani).
(le parole sopra citate iniziano a partire dal minuto 3:18)
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