SOSTENERE LE PERSONE ONESTE CHE,
pur pensandola diversamente da noi,
LOTTANO CONTRO LE MAFIE E
DIFENDONO LA COSTITUZIONE.
Con i fatti e senza interessi personali
"E' in alto che bisogna colpire...
pur pensandola diversamente da noi,
LOTTANO CONTRO LE MAFIE E
DIFENDONO LA COSTITUZIONE.
Con i fatti e senza interessi personali
Cesare Terranova (1921-1979) |
Gli uomini politici...:
il punto è sempre questo, che la criminalità mafiosa si distingue dalla
delinquenza comune per il suo aggancio costante con i centri del potere
politico e amministrativo"
Cesare Terranova, parole pronunciate al Palazzo di Giustizia di Palermo il 19 maggio 1971, così come riportate da "l'Unità" del giorno seguente.
"[…] io potevo soltanto mettere in luce i buoni rapporti tra
i La Barbera e Lima; questo l’ho fatto, ma ogni potere - mi consenta - ha i
suoi limiti. Non potevo certamente io espellere l'on. Lima dalla Democrazia cristiana.
Non è mio compito, spetta ad altri...
[...] Io dico che combattere una banda di rapinatori, o una banda
di racket che controlli un giro di bische a Milano o una catena di night a
Torino è una cosa; mentre fare i conti con i mafiosi protetti in alto, è una
cosa ben diversa, più complicata e difficile.
Ma si rende conto, lei, cosa significa per un magistrato interrogare un sindaco o un deputato, e dover chiedere a se stesso ad ogni istante se davanti ha una persona pulita o un...colluso con la mafia?
Ma si rende conto, lei, cosa significa per un magistrato interrogare un sindaco o un deputato, e dover chiedere a se stesso ad ogni istante se davanti ha una persona pulita o un...colluso con la mafia?
[...] Eh, no!, lo ripeto: ciò che contraddistingue il mafioso dal
delinquente comune è l'aggancio costante che il boss ha con centri del potere
politico e amministrativo"
Cesare Terranova, intervista rilasciata a Giorgio Frasca Polara e pubblicata su "l'Unità" del 20 maggio 1971 con il titolo "<< BISOGNA COLPIRE IN ALTO>>".
Cesare Terranova |
credo che tra i miei doveri di candidato indipendente alle elezioni per la Camera dei Deputati, vi sia anche quello di chiarire al più largo numero possibile di elettori, i motivi del mio impegno di cittadino dedito ai problemi della giustizia nelle liste del Partito comunista italiano.
E' per una esigenza di chiarezza e di correttezza che tengo a precisare ancora una volta che io non sono comunista, anche se, evidentemente ho per i comunisti una stima profonda senza la quale — indipendentemente dai motivi che cercherò di illustrare - non sarebbe stata possibile la mia partecipazione attiva alla loro battaglia elettorale.
Questa stima è maturata per la posizione chiara di lotta che i comunisti hanno assunto contro la mafia e i suoi collegamenti politici, per il disinteresse personale e l'onestà dei dirigenti del PCI, per il sostegno che i comunisti hanno dato a tutte le posizioni giuste che sono emerse in seno all'apparato dello Stato a difesa dello spirito della nostra Costituzione, per il rispetto che il PCI ha dimostrato nell'adempimento degli impegni da esso assunti in Italia in una prospettiva di collaborazione del movimento operaio e popolare con le forze migliori del ceto medio, della tecnica e della cultura.
Sono semplicemente un uomo che crede ad un ordine civile fondato sulle libertà personali e collettive quale è quello disegnato dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
E i comunisti in questi 27 anni di vita democratica hanno dimostrato con i fatti di rispettare il patto costituzionale, cosa che altri non hanno sempre fatto.
E nella sfera politica, come in tutte le manifestazioni umane, più che le parole contano i fatti.
Negli anni in cui mi sono impegnato nella assillante fatica dell’amministrazione della giustizia, credo di avere fatto sempre il possibile per ispirarmi ai principi democratici e perseguire la via giusta e sicura dell’ordine costituzionale, contro le fallaci tentazioni di combattere la criminalità con i metodi cosiddetti <<forti>> i quali in realtà come insegna la storia sono deboli perché compromettono quel rapporto democratico di fiducia tra lo Stato e i cittadini che è il solo possibile fondamento di un ordine davvero stabile.
[…] Ogni persona onesta deve quindi sentirsi impegnata a stare attenta a non commettere errori, a non usare del proprio diritto di voto in maniera errata, e cioè contro, anziché per il rinnovamento e l’ordine nella giustizia.
Anche gli sforzi e i sacrifici necessari all'unità delle forze democratiche, e quindi all'incisività e alla efficacia delle energie rinnovatrici, diventano in questa situazione un dovere morale.
Quando mi è stato rivolto l'invito a partecipare come indipendente alla campagna elettorale del PCI ho accettato nella prospettiva di poter dare il mio apporto civile, e in qualche misura anche tecnico, di magistrato, al disegno volto a costruire quella unità e quelle alleanze capaci di porre un mutamento nella direzione politica del Paese.
[…] Con questo credo di avere spiegato la mia posizione, le ragioni e la coerenza che come candidato indipendente nelle liste del PCI sento di avere nel mio impegno di sempre per la giustizia.
Per le elettrici e gli elettori delle circoscrizioni siciliane, la testimonianza che offro - sulla base di una esperienza in uno dei settori nei quali più direttamente si colgono certi aspetti drammatici della crisi che attanaglia la Sicilia e il Paese - ha, in definitiva, un significato semplice e chiaro.
La via di uscita, la tranquillità e la sicurezza, la stabilità e l'equilibrio, il progresso economico e sociale, si trovano dalla parte della giustizia, del rispetto della Costituzione […]"
Cesare Terranova, lettera indirizzata agli elettori e alle
elettrici delle due circoscrizioni siciliane in vista delle elezioni politiche
del 7 maggio 1972, in cui si presentava come candidato indipendente del Partito
Comunista Italiano nelle liste della Camera dei Deputati. Pubblicata su "l’Unità" del 9 aprile 1972 con il titolo "Con i comunisti, perché il Paese avanzi sulla
via della Costituzione".
Cesare Terranova, risposta a una lettera inviatagli dal senatore
Emanuele Macaluso, in cui annuncia di lasciare l'incarico parlamentare (assolto
per due legislature consecutive come indipendente nelle liste del PCI in
Sicilia) per tornare a svolgere le funzioni di magistrato. Pubblicata su "l’Unità" del 4 maggio 1979 con il titolo "Terranova: porto con me nella vita giudiziaria
un'esperienza ricchissima".
Cesare Terranova è morto e continuerà ad esserlo se noi non ne facciamo vivere le passioni e gli ideali nelle nostre piccole e grandi esperienze.
Sfrattiamo dalle nostre menti l'indifferenza.
Scacciamo l'ignavia dai nostri cuori.
Impegniamoci, dunque!
Facciamo vivere Cesare attraverso le nostre azioni, le nostre parole e i nostri pensieri quotidiani.
Dimostriamo concretamente e senza ipocrisie che lui vive - davvero - con noi e dentro di noi.
Facciamone memoria piena, autentica, pratica.
Evitiamo di mettere in atto la solita, stucchevole, retorica messa in scena utile solo a farci credere - illusi - che la nostra coscienza sia a posto.
Come il 15 agosto è il giorno in cui un bimbo di nome Cesare è sbocciato alla vita, così il testamento morale che questi ci ha lasciato sbocci nella mente e nel cuore di ognuno di noi.
Già, perchè adesso tocca a noi.
Soltanto a noi.
P.S. Mi scuso per aver ritardato di quindici giorni la pubblicazione di questo post, facente parte della serie "Facciamoli vivere!".
P.S. Mi scuso per aver ritardato di quindici giorni la pubblicazione di questo post, facente parte della serie "Facciamoli vivere!".
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