domenica 21 gennaio 2018

UNA COSTITUZIONE CHE (R)ESISTE ANCORA


Roma, lunedì 24 marzo 1947, pomeriggio. 
All'Assemblea Costituente è in esame l'articolo secondo cui "i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza e lingua, di condizioni sociali, di opinioni religiose e politiche, sono eguali di fronte alla legge".
Il democristiano Mario Cingolani, ex ministro dell'Aeronautica nel secondo governo De Gasperi, prende la parola per spiegare un suo emendamento attraverso il quale intende togliere il termine "razza" per sostituirlo con quello di "stirpe": 
"...per un atto di doverosa cortesia verso le comunità israelitiche italiane, che hanno fatto conoscere a parecchi di noi […] che sarebbe loro desiderio che alla parola <<razza>> sia sostituita la parola <<stirpe>>. Essendo gli israeliti italiani stati vittime della campagna razzista fatta dal nazi-fascismo, a me sembra che accogliere il loro desiderio corrisponda anche ad un riconoscimento della loro ripresa di una perfetta posizione di uguaglianza fra tutti i cittadini italiani".
Gli risponde così il comunista Renzo Laconi:
"Noi non possiamo accettare questa proposta […], perché in questa parte dell’articolo vi è un preciso riferimento a qualche cosa che è realmente accaduto in Italia, al fatto cioè che determinati principi razziali sono stati impiegati come strumento di politica ed hanno fornito un criterio di discriminazione  degli italiani, in differenti categorie di reprobi e di eletti. Per questa ragione, e cioè per il fatto che questo richiamo alla razza costituisce un richiamo ad un fatto storico realmente avvenuto e che noi vogliamo condannare, oggi in Italia, riteniamo che la parola <<razza>> debba essere mantenuta. Ciò non significa che essa debba avere alcun significato spregiativo per coloro che fanno parte di razze differenti da quella italiana. Basta aprire un qualsiasi testo di geografia per trovare che gli uomini si dividono in quattro o cinque razze: e questa suddivisione non ha mai comportato, per se stessa, alcun significato spregiativo. Il fatto che si mantenga questo termine per negare il concetto che vi è legato, e affermare l’eguaglianza assoluta di tutti i cittadini, mi pare sia positivo e non negativo".
Sulla controversia interviene infine il Presidente della Commissione per la Costituzione, Meuccio Ruini: 
"Si potrebbe apprezzare  la parola <<stirpe>> e preferirla a quella di <<razza>>, per quanto anche razza abbia un significato ed un uso scientifico, oltreché di linguaggio comune. Comprendo che vi sia chi desideri liberarsi da questa parola maledetta, da questo razzismo che sembra una postuma persecuzione verbale; ma è proprio per reagire a quanto è avvenuto nei regimi nazifascisti, per negare nettamente ogni diseguaglianza che si leghi in qualche modo alla razza ed alle funeste teoriche fabbricate al riguardo, è per questo che – anche con significato di contingenza storica – vogliamo affermare la parità umana e civile delle razze".  
A seguito di queste parole, l'on. Cingolani decide di ritirare il proprio emendamento, ragion per cui l'articolo in questione viene approvato con la parola "razza".
Dunque, quando ancora oggi leggiamo all'articolo 3 della nostra Costituzione che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza,...", dobbiamo sapere che i Costituenti hanno così voluto esprimere un'apposita, forte reazione alle leggi razziali fasciste (della cui emanazione quest'anno ricorrono gli ottant'anni) e farne imperitura memoria perché si resista sempre e con fermezza a ogni discriminazione e razzismo.