giovedì 29 agosto 2019

SUL DESIDERIO


"Il desiderio non è ciò che vedi, ma quello che immagini"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003 
(titolo originale "Onze minutos"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).



"<<Tu sei un uomo, Ralf Hart, 
con tutto ciò che questa parola può racchiudere di bello e di intenso. 
Hai saputo sostenermi e aiutarmi; 
hai accettato che io ti sostenessi e ti aiutassi, 
senza che ciò significasse umiliazione.
[...] Vorrei poterti insegnare 
dove toccare il mio corpo, con  quale intensità e per quanto tempo, 
e so che non la reputeresti una recriminazione, 
ma uno stimolo affinché le nostre anime comunicassero meglio.
L'arte dell'amore è come la tua pittura: 
richiede tecnica, pazienza e, soprattutto, inventiva tra gli amanti. 
Ed esige anche audacia: 
bisogna andare al di là 
di ciò che è convenzionalmente definito con l'espressione 
"fare l'amore">>. 
[...]  
<<Poi, faremo l'amore di nuovo, con meno ansietà e più desiderio. 
Vorrei che, finalmente, tu capissi meglio gli uomini. 
[...] Sì, vorrei che tu capissi meglio gli uomini>>, 
ha ripetuto Ralf, notando la mia espressione ironica. 
<<Parli di esprimere la tua sessualità femminile, 
di aiutarmi a navigare nel tuo corpo, 
di avere pazienza e tempo. 
D'accordo, ma ti è mai venuto in mente che siamo diversi, 
almeno riguardo al tempo? 
Perché non te la prendi con Dio? 
Quando ci siamo incontrati, 
ti ho chiesto di darmi qualche lezione sul sesso, 
perché il mio desiderio era svanito. 
E sai qual è il motivo? 
Dopo un certo numero di anni, le mie relazioni sessuali finivano per tediarmi o frustrarmi, 
poiché avevo capito che mi era molto difficile dare alle donne che amavo 
lo stesso piacere che loro procuravano a me. 
[...] Non avevo il coraggio di chiedere: 
"Insegnami il tuo corpo, rivelami i suoi segreti". 
Ma quando ho incontrato te, 
ho visto la tua luce e ti ho amata immediatamente. 
Ho pensato che, a questo punto della vita, 
ormai non avevo nient'altro da perdere se fossi stato onesto con me stesso 
- e con la donna che avrei voluto avere al mio fianco. 
[...] Noi [uomini, N.d.A.] non capiamo niente. 
Pensiamo che sesso ed eiaculazione siano la stessa cosa: 
ma come hai appena detto tu, non lo sono. 
Non impariamo perché non abbiamo il coraggio di dire alla donna: 
"Insegnami il tuo corpo, rivelami i suoi segreti". 
Non apprendiamo perché neppure la donna ha l'audacia di dire: 
"Impara come sono". 
Così ci limitiamo al primitivo istinto di perpetuazione della specie, 
ed è tutto. 
Per quanto assurdo sembri, 
sai che cos'è più importante del sesso per un uomo?>>.
Io ho pensato ai soldi, poi al potere, ma non ho detto niente.
<<Lo sport. 
Perché lì un uomo capisce il corpo di un altro uomo. 
Nello sport, cogliamo il dialogo dei corpi che s'intendono>>.


<<Tu sei matto>>.
<<Può darsi. 
Ma ciò ha un senso. 
Ti sei mai soffermata a pensare 
cosa sentivano gli uomini con cui sei stata a letto?>>.
<<Sì, l'ho fatto. Provavano paura.
Erano tutti insicuri>>.
<<Era peggio che paura. 
E non erano soltanto insicuri, ma vulnerabili. 
Non capivano esattamente ciò che stavano facendo: 
sapevano soltanto che la società, gli amici, le mogli stesse 
dicevano che quell'atto era davvero importante. 
"Sesso, sesso, sesso": 
ecco la base della vita, sbandierata 
dalle pubblicità, dalle persone, dai film, dai libri. 
Nessuno sa di cosa stia parlando. 
Giacché l'istinto è più forte della ragione, la gente sa che va fatto. 
Tutto qua>>.
[...] 
Mi sono inginocchiata, 
lentamente gli ho tolto i vestiti 
e ho visto che il suo sesso era molle, addormentato, inerme. 
Lui sembrava non badarci, 
e io gli ho baciato l'interno delle gambe, partendo dai piedi. 
Il suo membro ha cominciato a reagire lentamente; 
poi l'ho toccato, l'ho preso in bocca 
e - senza fretta, perché non lo interpretasse come un: 
"Avanti, preparati ad agire!" - 
l'ho baciato con la tenerezza di chi non si aspetta nulla 
e, proprio per questo, ha ottenuto tutto. 
Ho visto che si eccitava.
Ha cominciato a toccarmi i capezzoli, 
titillandoli come quella sera nell'oscurità più totale; 
mi ha fatto venir voglia di stringerlo di nuovo fra le gambe, 
o di averlo nella mia bocca, 
o di esaudire qualsiasi sua fantasia o desiderio 
riguardo al modo di possedermi.
Lui non mi ha tolto la giacca. 
Mi ha fatto chinare bocconi sul tavolo, con i piedi ben saldi sul pavimento. 
Mi ha penetrato lentamente, 
questa volta senza ansietà, senza paura di perdermi [...]
Sentivo il suo sesso dentro di me, 
ma avvertivo anche le sue mani sui seni, sulle natiche; 
mi toccava come solo una donna sa farlo. 


Allora ho capito che eravamo fatti l'uno per l'altra, 
perché lui sapeva essere donna - come avveniva in quel momento - 
e io riuscivo a essere uomo - accadeva quando parlavamo 
o ci iniziavamo reciprocamente all'incontro di due anime smarrite, 
dei due frammenti che mancavano per completare l'universo. 
Mentre lui mi penetrava, e contemporaneamente mi toccava, 
ho sentito che quegli atti non erano rivolti soltanto a me, 
ma all'universo intero. 
Adesso il tempo ci apparteneva, 
al pari della tenerezza e della conoscenza reciproca. 
[...] Il suo sesso è rimasto immobile dentro di me, 
mentre le sue dita si muovevano rapidamente 
- e io ho avuto un primo, e un secondo, e poi un terzo orgasmo, 
uno dopo l'altro. 
Avevo voglia di spingerlo via 
- il dolore del piacere può essere così intenso da annichilire -, 
ma sono riuscita a resistere, 
ho accettato che fosse così, 
che potevo sopportare ancora un nuovo orgasmo, 
o altri due, o forse di più... 
...e all'improvviso, dentro di me è esplosa una luce. 
Non ero più me stessa, 
ma un essere infinitamente superiore a tutto ciò che conoscevo. 
Quando la sua mano mi ha portato al quarto orgasmo, 
sono entrata in un luogo dove tutto sembrava pervaso di pace; 
poi, al quinto, ho conosciuto Dio. 
Allora ho sentito che ricominciava a muoversi dentro di me, 
mentre la sua mano continuava a titillarmi, e ho detto: 
"Mio Dio", 
abbandonandomi a chissà cosa, all'inferno o al paradiso. 
Si trattava del paradiso. 
[...] Lui si muoveva sempre più rapidamente, 
e il dolore si fondeva con il piacere. 
Avrei potuto dire: "Non ce la faccio più", 
ma sarebbe stato ingiusto 
- perché in quel momento, lui e io eravamo la stessa persona. 
Ho lasciato che continuasse a penetrarmi fino a raggiungere l'orgasmo; 
le sue unghie adesso erano conficcate nelle mie natiche, 
e io, là, bocconi sul tavolo della cucina, 
stavo pensando che non esisteva un posto migliore al mondo 
per fare l'amore. 
Ancora lo scricchiolio del tavolo, 
il respiro sempre più affannato, 
il dolore provocato dai graffi 
e il mio sesso che batteva vigorosamente contro il suo, 
carne contro carne, ossa contro ossa, 
e di nuovo stavo per avere un orgasmo, insieme a lui 
- e niente, niente di tutto questo era MENZOGNA! 
<<Oh, sì, veniamo!>>.
Lui sapeva che cosa stava dicendo, 
e io ero perfettamente conscia che era arrivato il momento: 
ho sentito il mio corpo cedere, non ero più me stessa. 
Ormai non udivo e non vedevo, 
sperimentavo il piacere del nulla - sentivo soltanto.
<<Oh, sì, veniamo!>>.
E sono venuta, insieme a lui.


Non sono stati undici minuti, ma un'eternità: 
era come se entrambi fossimo usciti dal corpo e camminassimo, 
pervasi da una gioia profonda, da comprensione e affetto, 
nei giardini del paradiso. 
Io ero donna e uomo, lui era uomo e donna. 
Non so quanto tempo sia durato, 
ma era come se tutto fosse immerso nel silenzio, nella preghiera, 
come se l'universo e la vita avessero cessato di esistere 
e si fossero trasformati in qualcosa di sacro, 
senza nome, senza tempo. 
Ma subito dopo il tempo è tornato; 
ho udito le sue grida e ho urlato insieme a lui; 
i piedi del tavolo battevano con forza sul pavimento, 
e nessuno di noi ha voluto domandare o scoprire 
ciò che il resto del mondo stava pensando. 
Poi è uscito da me all'improvviso; rideva. 
Ho sentito il mio sesso contrarsi, 
mi sono voltata verso di lui, ridendo anch'io, 
e ci siamo abbracciati 
come se fosse la prima volta nella vita che facevamo l'amore.
<<Benedicimi!>> mi ha ordinato.
Ho obbedito, senza sapere cosa stavo facendo. 
L'ho pregato di fare altrettanto, 
e lui ha esaudito il mio desiderio, dicendo:
<<Benedetta sia questa donna, che ha tanto amato>>. 
Quelle parole erano davvero belle. 
Ci siamo abbracciati ancora e siamo rimasti lì, immobili [...].
<<Come hai potuto innamorarti di una prostituta 
[colei che parla - Maria - è infatti una prostituta, N.d.A.]?>>.
<<Allora non l'ho capito. 
Ma oggi, se ci ripenso, credo di poter dire che, 
sapendo che il tuo corpo non sarebbe mai stato soltanto mio, 
mi era data la possibilità di concentrarmi 
sulla conquista della tua anima>>"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003 
(titolo originale "Onze minutos"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).

ESSERE SOLO SOLI


"L'essere umano può sopportare 
una settimana di sete, 
quattordici giorni di fame, 
alcuni anni senza un tetto, 
ma non riesce a tollerare 
la solitudine. 
E' la peggiore delle torture e delle sofferenze. 
Quegli uomini, 
e tutti gli altri che ricercavano la sua compagnia, 
soffrivano come lei per questo sentimento devastante: 
l'impressione che nessuno sulla faccia della terra si preoccupasse per loro"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003
(titolo originale "Onze minutos",
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).



"L'universo ha senso 
soltanto 
quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003 
(titolo originale "Onze minutos"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).



"<<Può darsi che mi stia permettendo un'eccessiva confidenza, 
ma non ho nessuna amica a cui raccontare certe cose>>, 
disse la bibliotecaria, appena vide Maria. 
Quella donna non aveva amiche? 
Dopo aver vissuto per tutta la vita nello stesso posto 
e aver incontrato tanta gente ogni giorno, 
era mai possibile che non avesse nessuno con cui parlare? 
In quel momento, Maria stava scoprendo qualcuno simile a lei - 
o, meglio, simile a tutti"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003
(titolo originale "Onze minutos",
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).



"Il tempo 
placò la sua intenzione sventata, 
ma peggiorò il suo senso di frustrazione. 
Si rifugiò nel lavoro. 
Si rassegnò 
a essere un uomo senza donna 
per tutta la vita 
per occultare la vergogna della sua inutilità"

Gabriel García Márquez, "Cent'anni di solitudine", Mondadori, 1982,
già pubblicato da Feltrinelli nel 1968
(titolo originale "Cien años de soledad",
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 1967).

giovedì 22 agosto 2019

QUANDO ANIMA&CORPO SI INCONTRANO


"Benché il mio obiettivo sia comprendere l'amore, 
e benché io soffra a causa delle persone a cui ho concesso il mio cuore, 
vedo che 
coloro che hanno toccato la mia anima 
non sono riusciti a risvegliare il mio corpo, 
e coloro che hanno accarezzato il mio corpo 
non sono stati in grado di raggiungere la mia anima"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003
(titolo originale "Onze minutos"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).



"Ho riflettuto a lungo e ho scoperto che 
non sono entrata casualmente in quel caffè. 
Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime 
prim'ancora che i corpi si vedano.
Generalmente, essi avvengono quando arriviamo a un limite, 
quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente. 
Gli incontri ci aspettano, 
ma la maggior parte delle volte evitiamo che si verifichino. 
Se siamo disperati, invece, se non abbiamo più nulla da perdere 
oppure siamo entusiasti della vita, 
allora l'ignoto si manifesta e il nostro universo cambia rotta"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003
(titolo originale "Onze minutos"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).



"Tutti sanno amare, poiché nascono con questo dono. 
Alcuni praticano l'amore naturalmente, 
ma la maggioranza deve apprendere di nuovo, ricordare come si ama; 
e tutti - senza alcuna eccezione - hanno bisogno 
di bruciare nel fuoco delle proprie emozioni passate, 
di rivivere gioie e dolori, cadute e riprese, 
fino al momento in cui sono in grado 
di intravedere il filo conduttore che esiste dietro ogni nuovo incontro. 
Sì, perché c'è un filo. 
Allora i corpi imparano a parlare il linguaggio dell'anima, 
e questo si chiama <<sesso>>"

Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003
(titolo originale "Onze minutos"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).



"<<Secondo il filosofo [Platone, N.d.A.]
all'inizio della creazione, 
gli uomini e le donne non erano come oggi. 
Esisteva un essere unico, 
piuttosto basso, con un corpo e un collo; 
la sua testa presentava due facce, 
ciascuna delle quali guardava in una direzione. 
Era come se fossero 
due creature unite per le spalle, 
con due sessi diversi, quattro gambe, quattro braccia. 
Gli dei greci, però, erano gelosi. 
Si resero conto 
che una creatura con quattro braccia lavorava di più, 
che le due facce la rendevano sempre vigile 
e non la si poteva attaccare a tradimento, 
che le quattro gambe le consentivano di non sottoporsi a grandi sforzi 
per stare in piedi o camminare a lungo. 
Inoltre 
- e si trattava della cosa più pericolosa - 
quell'essere possedeva entrambi i sessi 
e, dunque, non aveva bisogno di nessuno 
per continuare a riprodursi sulla terra. 
Allora Zeus, il signore supremo dell'Olimpo, disse: 
<<Ho un piano per far sì che questi mortali perdano la loro forza>>. 
E, con un fulmine, tagliò quell'essere in due, 
creando l'uomo e la donna. 
In tal modo 
aumentò la popolazione del mondo 
e, nello stesso tempo, la disorientò e la indebolì 
- coloro che abitavano la terra adesso dovevano 
andare alla ricerca della parte perduta, 
riabbracciarla 
e, in quella stretta, recuperare l'antica forza, 
la capacità di evitare il tradimento, 
la resistenza per percorrere lunghe distanze e sopportare i lavori faticosi. 
E noi definiamo 
<<sessuale>> 
quell'abbraccio in cui i due corpi si fondono di nuovo>>. 

[...] <<Come racconta la tua storia, 
gli esseri umani furono divisi, 
e adesso cercano di nuovo l'abbraccio che li unisca. 
E' il nostro istinto. 
Ma anche la ragione per cui 
sopportiamo tutte le cose ardue e spiacevoli che accadono 
nel corso di questa ricerca>>"

  Paulo Coelho, "Undici minuti", Bompiani, 2003
(titolo originale "Onze minutos"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2003).

mercoledì 21 agosto 2019

IMPARARE A ESSERE LIBERI E INDIPENDENTI


"<<Pensi che ce la farà?>>.
<<A fare che?>>.
<<A cavarsela da sé?>>.
[...] <<Non lo so, Mike. 
Forse non subito. 
E' duro assuefarsi alla libertà. 
Ma una volta che ti ci sei abituato, è splendido! 
Io lo so, l'ho imparato 
e mi auguro che un giorno lo impari anche Jerry>>"

Irving Wallace, "Sette lunghi minuti", Biblioteca Universale Rizzoli, 1991
(titolo originale "The seven minutes", letteralmente "I sette minuti", 1969).



"Non avevo un'identità ben precisa. 
[...] feci un ultimo sforzo per scoprire 
chi veramente ero e cosa potevo diventare. 
[...] Così, nel 1934 partii per il mio viaggio alla scoperta... 
alla scoperta di me stesso.
La destinazione fu Parigi,
dove è inevitabile che inizino queste esplorazioni.
Dovevo imparare a essere non soltanto un uomo, 
ma anche una persona. 
Fino a quel momento non ero stato un uomo, 
sia nel senso più esteso, sia nel senso più stretto della parola. 
Avevo paura dell'indipendenza 
come avevo paura del sesso. 
In verità [...] ero impotente, sia creativamente che sessualmente. 
Volevo scrivere e non ci riuscivo. 
Volevo amare e non ne ero capace. 
Volevo essere una persona con una sua storia personale 
e non una nota a piè di pagina nella storia di mio padre. 
Durante i primi mesi a Parigi, mi sentivo debole, inerme, sperso. 
Non facevo niente, non guadagnavo, ero perdente su tutta la linea. 
Questa era la mia situazione e la mia disperazione, 
quando incontrai una giovane americana, 
un'artista venuta anche lei all'estero, a Parigi, 
alla ricerca di quella identità e di quella liberazione che io stesso cercavo. 
Lei aveva trovato 
quello che io sino a quel momento non ero riuscito a trovare. 
La ragazza si chiamava Cassie McGraw. 
Ci innamorammo. 
Non riuscirò mai a capire quello che lei vide in me. 
Forse vide che 
c'era imprigionata dentro di me una persona più affascinante, 
che martellava e gridava per uscire, 
e fu questa persona che lei amò e si sforzò di liberare. 
[...] Cassie e io andammo a vivere insieme. 
Lei fu la mia ispiratrice, 
mi spinse a fare quello che più agognavo fare: 
scrivere, 
buttar fuori i miei sentimenti, 
mi rese cosciente di gioie 
che nessuna ricchezza di questa terra può comperare, 
la gioia degli uccelli che si librano sulle loro ali, 
il verde consolante e appagante dei prati, 
il gusto per i monumenti come testimonianze di una storia ancora viva, 
la corroborante scoperta della conversazione, 
l'apertura al punto di vista degli altri 
e, sopra ogni cosa, 
la conoscenza dell'amore, che trascende il sesso"    

Irving Wallace, "Sette lunghi minuti", Biblioteca Universale Rizzoli, 1991
(titolo originale "The seven minutes", letteralmente "I sette minuti", 1969).




Questo, caro lettore, è il 200° post del blog "Fermate il mondo"
Che dire?
Tanti auguri... a me!!!

mercoledì 14 agosto 2019

LIBERA PAROLA IN LIBERO STATO


"<<Abbiamo permesso che prendesse piede 
un deterioramento 
della libertà individuale e della libertà in questi ultimi trent'anni>> 
aveva dichiarato Williams
[Edward Bennett Williams, avvocato statunitense del XX secolo, N.d.A.]
<<non come risultato di un governo dispotico, 
né come risultato di assalti premeditati ai diritti della libertà 
negli ultimi dieci anni, 
ma piuttosto a causa 
del letargo collettivo e di uno sprezzante atteggiamento assenteista. 
Ritengo che sia avvenuta 
una sostituzione nella scala dei valori della nostra nazione... 
una sostituzione involutiva, 
che ora sta arrivando al culmine. 
Abbiamo messo la sicurezza al primo posto 
e abbiamo subordinato a essa la libertà>>. 
Se un individuo, oggi, non può parlare di sesso, 
può darsi che un giorno non possa più parlare 
di religione, di politica, di pubbliche istituzioni, 
del problema della povertà, dell'eguaglianza razziale, 
della democrazia, della giustizia. 
Un giorno, quell'individuo, 
che personifica un po' tutti gli uomini, 
diverrà muto"

Irving Wallace, "Sette lunghi minuti", Biblioteca Universale Rizzoli, 1991
(titolo originale "The seven minutes", letteralmente "I sette minuti", 1969).



"Se cominciamo a chiederci
se abbiamo il diritto di disegnare o meno Maometto,
se è pericoloso oppure no,
la domanda successiva sarebbe
<<possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale?>>,
e quindi la domanda diventerà
<<per caso possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale?>> etc.
E alla fine non disegneremmo più niente,
ed il manipolo di estremisti che si agitano nel mondo e in Francia
avrà vinto"

Stéphane Charbonnier (alias "Charb")
vignettista e direttore di "Charlie Hebdo" 
ucciso il 7 gennaio 2015 da terroristi islamici, 
pensiero già pubblicato su questo blog.




"<<Ma a essere sinceri, Mike, 
non credi che
un po' di censura
sarebbe auspicabile?>>.
<<Se riesci a convincermi che qualcosa di serio può essere fatto, 
puoi farmi anche credere in un po' di censura.
Sebbene sospetti che
anche una censura limitata,
ammesso che sia possibile,
forse finirebbe coll'essere sempre eccessiva,
poiché non sai dove ti può condurre.
George Bernard Shaw l'aveva capito e aveva dichiarato che
l'assassinio è la forma estrema della censura.
E' così e non voglio dimenticarlo>>"

Irving Wallace, "Sette lunghi minuti", Biblioteca Universale Rizzoli, 1991
(titolo originale "The seven minutes", letteralmente "I sette minuti", 1969).




"I censori sono in sella,
i cacciatori di streghe di nuovo imperversano.
La libertà 
di parola,
di esprimere dissenso,
di protestare
è stata soffocata,
togliendo la libertà di leggere.
Allora, perché andare avanti?"

Irving Wallace, "Sette lunghi minuti", Biblioteca Universale Rizzoli, 1991
(titolo originale "The seven minutes", letteralmente "I sette minuti", 1969).


 

"[...] Lowell [James Russell Lowell, poeta statunitense del XIX secolo, N.d.A.] 
dice che
onora l'uomo disposto ad affondare...metà della sua reputazione 
a favore della
libertà di pensare...
E continua dicendo che,
sia debole o forte la sua causa,
rischierà l'altra metà di essa
per la
libertà di parlare" 

Irving Wallace, "Sette lunghi minuti", Biblioteca Universale Rizzoli, 1991
(titolo originale "The seven minutes", letteralmente "I sette minuti", 1969).

giovedì 8 agosto 2019

NON DOBBIAMO ESSERE PER FORZA COME GLI ALTRI

"In una bella notte di luglio 
[...] ha inizio la luna di miele di Florence Ponting e Edward Mayhew, 
ricca e promettente violinista lei, 
modesto e promettente storico lui, 
entrambi nuovi 
alle vie dell'amore. 
I due giovani 
si amano molto e, 
nel trepidante preludio 
alla prima notte di nozze, 
molto se lo ripetono, ma il loro discorso amoroso non va oltre.
Mancano 
a Florence le parole per dire la vergogna e il disgusto che prova al pensiero pur vago di quanto l'attende sotto le coperte ben tese del letto d'albergo, proprio mentre si sforza di non deludere le aspettative del marito; 
e mancano 
a Edward le parole per dire l'ansia di non riuscire a contenere l'impazienza e la paura di non saper interpretare i segnali di un corpo sconosciuto e misterioso quanto un'altra galassia. 
[...] è all'insegna della contesa inibita [...] che Florence e Edward conducono in silenzio il loro delicatissimo negoziato. 
Occorrerebbe una parola, un solo gesto, per distendere il groviglio e ricordare ai due sposi perché sono lì. 
Occorrerebbe una parola per impedire alla frustrazione di tramutarsi in fallimento, il fallimento in rabbia, la rabbia in amarezza" 

Ian McEwan, "Chesil Beach", Einaudi, 2007, alette anteriore e posteriore  
(titolo originale "On Chesil Beach", letteralmente "A Chesil Beach", 2007).




"[...] in due giovani 
tanto innamorati brillanti nei rispettivi talenti,
quanto ignoranti 
nelle questioni amorose,
l'innocenza può trasformarsi in 
una zavorra rabbiosa e fatale"  

Ian McEwan, "Chesil Beach", Einaudi, 2007, 
quarta di copertina 
(titolo originale "On Chesil Beach"
letteralmente "A Chesil Beach", 2007).




"Possibile che le ci fosse voluto tanto tempo per rendersi conto di 
non possedere una facoltà mentale semplicissima, che tutti avevano, 
un meccanismo talmente comune 
da non essere mai nominato, 
un immediato rapporto sensuale 
verso uomini e cose, 
nonché verso 
i propri bisogni e desideri? 
Per tutti quegli anni Florence curiosamente si era isolata 
in se stessa da se stessa, 
senza volere né osare guardarsi indietro"


"Edward la baciò e le disse che 

era la persona più fuorimoda di tutto l'Occidente. 
<<Eppure mi ami>> fece lei. 
<<No, perciò ti amo>>"

Ian McEwan, "Chesil Beach", Einaudi, 2007 
(titolo originale "On Chesil Beach", letteralmente "A Chesil Beach", 2007).




"<<Lo sai che ti amo. 
Tanto, tantissimo. 
E io so che tu mi ami. 
Non ne ho mai dubitato. 
Mi piace stare con te, 
e voglio passare 
il resto della vita 
al tuo fianco, 
e tu dici sempre 
che per te è lo stesso. Dovrebbe essere così facile! 
E invece non lo è affatto: 
siamo in un pasticcio, come hai detto tu. 
Nonostante il nostro amore. 
So anche che è tutta colpa mia, 
ed entrambi sappiamo a cosa mi riferisco. 
A questo punto devi aver capito che...>>.
Ebbe un'esitazione; 
lui fece per parlare, ma Florence lo fermò alzando una mano.
<<...che sono un disastro, un disastro assoluto in fatto di sesso. 
Non mi manca solo l'esperienza, 
è proprio che a quanto pare non ne sento il bisogno, come tutti gli altri, 
te compreso. 
Semplicemente non fa per me. 
Non mi piace, detesto il pensiero. 
Non me lo so spiegare, ma non credo che le cose cambieranno. Non subito. O perlomeno non riesco a immaginare che possano diventare diverse. 
E se non parlo chiaro adesso, continueremo a farci la guerra su questo fronte, e tu ne soffrirai moltissimo, e anch'io. 
[...] Ho pensato tanto a quello che sto per dirti, e non è stupido come sembra. A sentirlo per la prima volta, intendo. 
Noi due ci amiamo - questo è il dato di fatto. Nessuno ne dubita. 
Sappiamo di essere in grado di renderci felici. 
Ora siamo liberi di scegliere quello che ci sta bene, per la nostra vita. 
Dico davvero: nessuno ha il diritto di dirci come vivere. 
Siamo liberi, no? 
E ormai la gente vive in tanti modi diversi, dandosi principi e regole senza dover chiedere il permesso a nessuno. 
Mamma conosce una coppia di omosessuali: dividono un appartamento, come marito e moglie. Due uomini. [...] Vivono indisturbati. 
Anche noi possiamo inventarci le nostre regole, no? 
Mi sento di parlare così, perché sono certa che tu mi ami. 
Insomma, ecco, Edward, io ti amo, 
e non trovo che dobbiamo essere per forza come gli altri...
e poi, chi, chi mai...
chi mai verrebbe a sapere che cosa facciamo o non facciamo?>>"

Ian McEwan, "Chesil Beach", Einaudi, 2007 
(titolo originale "On Chesil Beach", letteralmente "A Chesil Beach", 2007).

martedì 6 agosto 2019

L'AMORE DEL DESTINO 


"Come si erano conosciuti, 
e come mai due innamorati dell'era moderna 
si rivelavano così timidi e ingenui? 
Pur reputandosi troppo evoluti per credere al destino, 
restava paradossale ai loro occhi il fatto che 
un incontro di quella portata potesse essersi verificato per caso, 
determinato da centinaia di contingenze e scelte insignificanti. 
L'eventualità che non succedesse affatto 
era un pensiero tanto terrificante quanto possibile.
[...] In seguito fu proprio questo a dar da pensare: 
con quanta facilità l'incontro avrebbe potuto non verificarsi. 
Per Edward, quel giorno particolare 
sarebbe potuto trascorrere come quasi ogni altro: 
in isolamento, al fondo del giardino stretto, 
seduto su una panchina umida di muschio 
all'ombra di un olmo gigantesco, 
a leggere e tenersi alla larga da sua madre.
[...] Se pensava a lei, 
si stupiva un po' di aver lasciato andare via quella ragazza con il violino. 
Ormai ovviamente sapeva che 
la sua proposta di tenersi in disparte era piuttosto pretestuosa. 
Le occorreva soltanto 
essere certa che lui l'amasse, 
sentirsi rassicurare sul fatto che non esisteva nessuna fretta, 
avendo un'intera vita davanti. 
Amore e pazienza 
[...] li avrebbero di certo aiutati a superare ogni cosa. 
E allora chissà quali figli mai nati avrebbero avuto la loro occasione, 
quale meraviglia di bambina con la fascetta nei capelli 
sarebbe diventata il suo tesoro di casa. 
Ecco come il corso di tutta una vita può dipendere... 
dal non fare qualcosa. 
A Chesil Beach, Edward avrebbe potuto richiamare Florence, o seguirla. 
Non sapeva, e nemmeno avrebbe voluto scoprirlo, 
che correndo lontano, 
sicura, nella sua disperazione, di essere sul punto di perderlo, 
Florence non si era mai sentita tanto innamorata e sgomenta, 
e che il suono della sua voce l'avrebbe raggiunta come una salvezza, 
che si sarebbe senz'altro voltata. 
Edward invece era rimasto impassibile nel suo silenzio virtuoso, 
in quel crepuscolo estivo, 
a guardarla correre via sulla spiaggia, 
mentre lo sciabordio delle piccole onde 
copriva il rumore dei suoi passi faticosi 
e Florence si riduceva a un punto sfocato 
in fuga sull'interminabile rettilineo di ciottoli sfavillanti 
nella luce fioca"

Ian McEwan, "Chesil Beach", Einaudi, 2007 
(titolo originale "On Chesil Beach", letteralmente "A Chesil Beach", 2007).


“E non lo sapevi 
che vi sareste incontrati, 
anni e anni dopo, 
[…] è questo, dell’amore, che lascia sbalorditi, 
tutti gli anni in cui nessuno dei due sapeva dell’esistenza dell’altro, 
e vivevate lontani, centinaia di chilometri di distanza, 
e crescevate e diventavate alti, lui più di te, 
e tu mettevi carne sui fianchi 
e lui già si radeva 
e avevate la febbre e guarivate 
e la scuola finiva ed era Natale 
e tu imparavi a cucinare 
e a lui toccava la leva obbligatoria, 
e tutto accadeva senza che vi conosceste, 
avreste potuto non conoscervi mai, 
che rischio avete corso, 
ti si stringe il cuore al solo pensiero: 
sarebbe bastato niente, 
un minimo scarto, 
un passo più lento, 
l’orologio caricato male, 
una donna più bella incontrata un attimo prima di vederti, 
giusto un attimo prima"

Rosella Postorino, "Le assaggiatrici", Feltrinelli, 2018.