domenica 20 dicembre 2020

SEMPRE REGINA, MAI SERVA


"Sono morta tante volte, 
e tante volte risorta. 
Il mio viaggio prosegue 
tra le infinite pagine dell'esistenza. 
Le mie parole 
attraversano le menti e i cuori 
di donne e uomini, 
di città e nazioni. 
E questo bellissimo cammino non terminerà mai. 
Io sarò sempre regina e mai serva"
 
Pino Imperatore, "Allah, San Gennaro e i tre kamikaze", Mondadori, 2017.
 

giovedì 17 dicembre 2020

GLI ERETTI DI ALLAH

"Paradise lost", immagine tratta da "Vignette di AGJ"

"I detonatori 
erano il pensiero fisso di Salim [aspirante kamikaze, 
capo missione di un gruppo terroristico islamico, N.d.A.]
<<Ho poco tempo, ma riuscirò a fabbricarli. 
L'ho visto fare, non è difficile. 
Vado a comprare i pezzi, li assemblo, e tutto sarà a posto. 
Cosa credono, Feisal e Amira 
[gli altri due aspiranti kamikaze islamici del medesimo gruppo terroristico, N.d.A.]
che io sia un incapace? 
Mi osservano, mi giudicano, mi criticano. 
Vorrei vedere loro al mio posto, a sostenere il peso della missione! 
Sono capitati degli incidenti, e allora? 
Sto tappando i buchi, sto risolvendo. 
[...] 
Incollerirmi adesso è inutile. 
Devo guardare avanti. 
Il primo giorno di ottobre 
[data prevista dai terroristi islamici per compiere gli attentati a Napoli, N.d.A.]  
è vicino. 
Servono i detonatori, e io saprò costruirli. 
Faremo tre botti, uno più forte dell'altro. 
Bum bum bum
Se ne accorgeranno, i napoletani, sì che se ne accorgeranno! 
Il mondo intero se ne accorgerà. 
E mentre l'Occidente piangerà, 
io starò a spassarmela nel mio Paradiso, nel Jannah, 
con settantadue vergini. 
Anche Feisal ne avrà altrettante. 
Per Amira non so quale sia il premio; forse andrà in sposa a un martire. 
Ma ce la farò a soddisfare settantadue vergini? 
Mi hanno garantito che avrò un'erezione eterna, 
però settantadue sono tante. 
A me ne basterebbero una ventina. 
Quando sarò lì, lo farò presente. 
Apprezzeranno la mia modestia e mi accontenteranno. 
Ora devo pensare ai detonatori. 
Senza detonatori, niente martirio. 
E senza martirio, 
niente Jannah, 
niente vergini 
e niente erezione>>"

Pino Imperatore, "Allah, San Gennaro e i tre kamikaze", Mondadori, 2017. 
 

domenica 11 ottobre 2020

EPPURE SPETTA A NOI CAMBIARE 
SE VOGLIAMO LEGARCI A QUALCUNO


"Per molto tempo 
avevo invidiato 
l'affetto 
che le altre persone conquistavano senza sforzo. 
Tenersi per mano e baciarsi 
era come piluccare finalmente a un buffet ricco di squisitezze 
che non avevo mai realmente assaggiato, 
ed ero impaziente di provarle tutte. 
Dopo anni di solitudine e isolamento, 
ricevere le attenzioni di un'altra persona 
mi sollevava lo spirito in maniera incredibile. 
Era un modo infinitamente migliore di affrontare la vita"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019). 
 
 

"Come posso dirgli che la mia solitudine è devastante? 
Che è terribile essere soli, 
ma che non so rapportarmi con le persone 
né come occupare tutto il tempo che ho sempre a disposizione? 
Non è che non mi piaccia stare da sola, 
perché non è così, 
e posso trascorrere delle ore in attività solitarie 
come leggere un libro 
o fare una passeggiata senza aver bisogno di compagnia umana. 
[...] Ma a volte desidero la presenza di qualcun altro, 
qualcuno con cui poter essere me stessa. 
[...] Tentavo di riempire le mie giornate 
con un po' più di interazione sociale, 
ma la cosa non faceva che lasciarmi sfinita e sopraffatta. 
Era un legame personale con qualcuno che bramavo. 
Qualcuno che capisse le mie esigenze e fosse disposto a parlare la mia lingua"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019). 
 
 

"<<Andiamo, Jonathan. 
Per tutta la vita sono stata la stranezza fatta persona. 
Credi che quelli come me non sappiano come ci vedono gli altri? 
Ma per noi siete voi quelli strani, 
eppure spetta a noi cambiare se vogliamo integrarci>>"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used To Know"
letteralmente "La ragazza che lui era solito conoscere", 2019).
 
 

"<<Hai dei doni meravigliosi da offrire alla gente. 
Sei onesta e leale. 
Non tutti lo apprezzeranno, 
e ci saranno sempre persone a cui non piacerai. 
La vita non è facile per nessuno. 
Tutti dobbiamo sostenere delle sfide. 
Tutti dobbiamo affrontare delle avversità. 
E' il modo in cui le superiamo a renderci quello che siamo>>"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019).

mercoledì 7 ottobre 2020

CORAGGIO!

William Shakespeare

"I codardi muoiono molte volte prima della morte;
i coraggiosi ne sentono il sapore solo una volta"

William Shakespeare, "Giulio Cesare" (atto II, scena II: chi parla è Cesare), 1599.

 

venerdì 2 ottobre 2020

ESSERE (non FARE) I BIBLIOTECARI


"Se c'era una cosa che amavo quasi quanto gli animali, erano i libri. 
Leggere mi trasportava 
in luoghi esotici, 
in periodi affascinanti della storia 
e in mondi totalmente diversi dal mio. 
In un nevoso pomeriggio di dicembre, quando avevo otto anni, 
mia madre, preoccupatissima, mi trovò nella nostra casetta sull'albero. 
Ero immersa nel mio romanzo preferito 
della serie La casa nella prateria di Laura Ingalls Wilder, 
quello in cui il papà viene sorpreso da una bufera di neve 
e mangia i dolci di Natale che stava portando alle figlie, Laura e Mary. 
La mamma mi aveva cercata per mezz'ora 
ed era rimasta senza voce a furia di chiamarmi. 
Malgrado le mie ripetute spiegazioni, non riusciva a capire che 
mi ero soltanto calata nella parte di Laura in attesa nella sua capanna. 
Starmene seduta al freddo nella casetta sull'albero aveva perfettamente senso per me. 
Quando ho scoperto che 
avrei potuto fare un lavoro che mi permettesse di passare ogni singolo giorno della mia vita in mezzo ai libri, 
la gioia che ho provato è stata assoluta"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019).
 
 

"<<Ti piace lavorare alla biblioteca?>>.
 <<Lo adoro. E' quello che ho sempre voluto fare>>"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019).
 
  

"<<Com'è andata la giornata?>> 
le domando dopo aver comunicato al tassista la nostra destinazione.  
<<Bene. 
Un po' pesante. 
Ho passato la maggior parte del tempo a setacciare le erbacce>>.
<<Le erbacce?>>.
<<Le collezioni della biblioteca 
sono come dei giardini per noi [bibliotecari, N.d.A.]
e le dobbiamo ispezionare in cerca di libri danneggiati o datati. 
Prendo il carrello 
e controllo un'intera sezione 
per assicurarmi che 
gli utenti possano usufruire della miglior scelta di testi possibile>>"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019).
 
 

"<<Quindi, 
visto che lavori in una biblioteca, 
devono piacerti molto i libri>>, 
osserva Sherry. 
<<I libri mi piacciono più della maggior parte delle persone>>, 
replica Annika"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019).
  
 

"<<Tu che cosa faresti 
se decidessi che non vuoi più lavorare in biblioteca?>>.
<<Scriverei commedie. Tutto il giorno>>. 
Mimo il gesto di digitare su una tastiera. 
<<Ma non posso immaginare di lasciare la biblioteca. La amo troppo>>.
<<Sei fortunata>>.
Mi stringo nelle spalle. 
<<So solo che non potrei passare la vita 
a fare una cosa che non mi rende felice>>"
 
Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019).
 
 

"Ho usato ogni giorno di ferie che mi restava, 
e quando li ho finiti, ho presentato le mie dimissioni alla biblioteca. 
Mi hanno assicurato che 
mi riassumeranno quando sarò pronta a tornare al lavoro, 
e Jonathan mi ha detto che 
questo dimostra quanto mi apprezzassero. 
Mi fa sentire davvero bene ascoltare queste cose, 
perché non so mai realmente che cosa le persone pensano di me, 
almeno quelle che non mi dicono cose sgarbate in faccia. 
Tornerò, perché amo il mio lavoro alla biblioteca"  

Tracey Garvis Graves, "Il mondo visto da Annika Rose", Sperling & Kupfer, 2019 (titolo originale "The Girl He Used to Know"
letteralmente "La ragazza che lui conosceva", 2019).
 

sabato 29 agosto 2020

CALCIA LA PALLA!
Quando un verbo imperativo nasconde un sostantivo... declinato al femminile!


"Un giorno, dopo aver corso per pochi minuti, Ariana si ferma: è stanca.
Uno dei ragazzi che stanno giocando poco lontano scoppia a ridere. 
<<Non hai energia sufficiente per giocare!>>.
Ariana lo guarda infastidita.
<<Lascia perdere>> aggiunge il ragazzo. <<Il calcio non è uno sport per ragazze>>.
Adesso Ariana ne ha abbastanza.
<<Perché?>> gli chiede andando verso di lui. <<Tu hai due occhi e un naso, e li ho anch'io>>. 
Lui la guarda, confuso. 
<<Tu hai due gambe, e io pure. L'energia che hai tu, è quella che ho io, ma ho bisogno di allenamento. Tu ti sei allenato molto, perché puoi farlo tutte le volte che vuoi. Io invece sono una ragazza e non posso uscire di casa per allenarmi quando mi pare. E' questo quello di cui ho bisogno. Ma se potessi allenarmi seriamente, potrei giocare contro di te e allora sì che giocheremmo ad armi pari>>.
<<Forse puoi giocare con me>> risponde abbassando lo sguardo. 
E' evidente che vorrebbe mettere fine alla conversazione.
Ma Ariana è ormai partita lancia in resta, intenzionata ad attaccare.
<<Se tutti parlano come te, allora per noi non c'è niente da fare, ma se incoraggi le ragazze come me, dicendo, Bene, brava!, allora potremo allenarci e in futuro diventare buone giocatrici. E il mondo scoprirà che l'Afghanistan è un Paese che può competere con chicchessia>>"

Awista Ayub, "Giocando a calcio a Kabul", Piemme, 2010 
(titolo originale "However tall the mountain. A dream, eight girls, and a journey home", letteralmente "Per quanto alta possa essere la montagna. Un sogno, otto ragazze e un ritorno a casa", 2009).



"In Afghanistan non ho incontrato nessuno che simpatizzasse con i talebani o sostenesse di essersi trovato a proprio agio sotto il loro regime. 
Ho tuttavia incontrato fratelli che pensavano che le loro sorelle dovessero 
starsene in casa e non andare a scuola, 
e persino importanti funzionari della Federazione sportiva 
che si chiedevano 
se il calcio femminile potesse conciliarsi con la religione. 
In mezzo, c'erano ragazze che si consideravano buone musulmane, 
che pregavano ogni giorno, 
rispettavano le Scritture, vestivano pudicamente.
Ma anche loro volevano andare a scuola, istruirsi, 
avere una carriera lavorativa, 
sposarsi con chi volevano e quando volevano, 
e giocare a calcio, o praticare qualsiasi sport, senza dover chiedere il permesso 
agli uomini di casa. 
Ragazze desiderose di cogliere qualsiasi opportunità fosse data loro"

Awista Ayub, "Giocando a calcio a Kabul", Piemme, 2010 
(titolo originale "However tall the mountain. A dream, eight girls, and a journey home", letteralmente "Per quanto alta possa essere la montagna. Un sogno, otto ragazze e un ritorno a casa", 2009).

giovedì 27 agosto 2020

LE ALTE VETTE DELLA SAGGEZZA 


"Per quanto alta possa essere la montagna, 
c'è sempre una strada che porta in vetta"

Proverbio afgano

lunedì 17 agosto 2020

ORA E SEMPRE... RESILIENZA!!!

Sovraccoperta del libro di Monica Contrafatto.
Foto 
© Matteo Simone Bottin. Graphic designer: Pino Sartorio 

"<<Non sai mai quanto sei forte 
finché essere forte è l'unica scelta che hai>>: 
queste le parole che Monica [Contrafatto, N.d.A.] ha tatuate sulla pelle, 
per ricordare a se stessa e a tutti noi che 
ciascuno ha dentro di sé una forza innata 
che aspetta solo di essere liberata. 
L'importante è non arrendersi 
e, dopo ogni caduta, rialzarsi e correre"

Monica Contrafatto, 
"Non sai quanto sei forte. Dall'attentato alle Paralimpiadi: la mia rinascita", Mondadori, 2018, 
risvolto anteriore.




"A tutti i coraggiosi 
che ogni giorno superano con ironia e tenacia gli ostacoli della vita, 
proprio come se fossero ostacolisti, 
e che decidono di partire 
senza preoccuparsi 
di quanto tempo impiegheranno per arrivare al traguardo. 
La loro resilienza e la loro capacità di rimanere concentrati 
sul lato positivo 
sono tesori preziosi 
in grado di fare la differenza nel mondo.

Alle persone 
che temono il cambiamento e tendono a buttarsi giù: 
come c'era dentro di me, 
anche dentro di voi c'è una forza innata, 
pronta a esplodere e a spingervi avanti. 
Basta decidere di liberarla. 
A tutti voi auguro di trovare la giusta chiave, 
come a me è successo con la corsa"

Monica Contrafatto, 
"Non sai quanto sei forte. Dall'attentato alle Paralimpiadi: la mia rinascita", Mondadori, 2018, 
dedica d'opera.




"Un giorno decisi di andare a trovare la signora che occupava la stanza accanto alla mia, la numero 37. 
Passava tutto il tempo a lamentarsi e a piagnucolare, 
oltretutto in un modo così struggente (e rumoroso) 
da tenermi sveglia la notte. 
Mossa da un misto di pietà e curiosità [...]
presi le stampelle e saltellai fino là. 
Ero in piedi, 
che mi mancava una gamba era un dettaglio che difficilmente poteva sfuggire, 
eppure la signora non se ne accorse. 
<<Scusi, signora, ma cos'ha?>> le chiesi. 
<<Eh, mia cara, mi sono rotta il femore. Alla mia età...>>. 
Prima che facesse in tempo a finire la frase, ho commentato: 
<<Beata lei che alla sua età si è rotta il femore: 
pensi che io, a trent'anni, mi sono proprio fatta amputare una gamba>>. 
E le ho sorriso.
Non ho più sentito un lamento"

Monica Contrafatto, 
"Non sai quanto sei forte. Dall'attentato alle Paralimpiadi: la mia rinascita", Mondadori, 2018.




"Ringraziare mi piace moltissimo, 
perché mette in circolo un sacco di energia buona. 
Con grande gioia 
mi approssimo allora a tediare i miei lettori 
con un elenco lunghissimo di persone che, a vario titolo, 
mi hanno supportata, abbracciata e, 
quando era il caso, mi hanno rifilato qualche stangata ben data. 
[...] 
Infine vorrei ringraziare 
la mia testardaggine, la mia determinazione e la mia voglia di vivere: 
senza di loro non sarei riuscita a vedere il bicchiere mezzo pieno 
e non avrei potuto continuare a sguazzarci dentro"

Monica Contrafatto, 
"Non sai quanto sei forte. Dall'attentato alle Paralimpiadi: la mia rinascita", Mondadori, 2018, 
ringraziamenti.



"Se, a posteriori, 
posso dire di aver imparato qualcosa 
in quell'afoso giorno di aprile, 
questo è: 
non cedere mai. 
Per quanto la vita possa essere cupa e senza speranze, 
sono proprio 
gli eventi 
a infondere 
negli esseri umani 
una forza insospettata 
e a consentire loro di crescere. 
Perché più si cade in basso, più ricca diventa la vita. 
Se allora, in aprile, 
avessi sospettato che il mio destino si sarebbe complicato ancora di più, 
forse non avrei trovato il coraggio di continuare a vivere. 
[...] D'un tratto mi era venuto a mancare il terreno sotto i piedi. 
Oggi mi vergogno di quei foschi pensieri, 
perché non rispecchiano la mia vera indole, 
ma erano soltanto 
il risultato di 
uno sciocco confronto con il destino sereno degli altri. 
L'errore più grave, nelle difficoltà, è 
sperare nell'aiuto altrui. 
Perché 
c'è una sola persona al mondo che può risollevarti dall'abisso, 
e questa persona sei tu stesso. 
[...] Oggi posso dirlo: 
allora, tornando alla locanda, avevo deciso di 
gettarmi dalla torre più alta della città insieme alla mia infelice figliola. 
Un piccolo passo, un po' di coraggio, e tutto sarebbe finito. 
Ecco a che punto ero arrivato! 
Ma poi 
avvenne 
qualcosa di inaspettato, 
un fatto assolutamente secondario, 
che assunse però un'importanza decisiva per la mia vita"

Philipp Vandenberg, "Il fabbricante di specchi", Piemme, 2000 
(titolo originale "Der Spiegelmacher"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 1998).

giovedì 14 maggio 2020

AUTOSTIMA AL MASCHILE - Parte seconda


"Tutte le storie sono storie d'amore"

Robert McLiam Wilson, "Eureka Street", Fazi Editore, 1999, incipit 
(titolo originale "Eureka Street", 1996).




"Mi sentivo solo quella sera, senza una donna. 
In realtà non era al sesso che pensavo, 
ma a una colazione a due, 
a una mano che mi accarezzasse la schiena nel buio, 
ai capelli di una donna sul cuscino. 
Mi mancavano i piccoli segni della presenza di una compagna. 
[...] Ci sono delle notti in cui ti rendi conto 
di avere ormai trent'anni e la tua vita ti sembra ormai agli sgoccioli. 
E pensi che non riuscirai mai a concludere niente e che nessuno ti bacerà mai più"

Robert McLiam Wilson, "Eureka Street", Fazi Editore, 1999 
(titolo originale "Eureka Street", 1996).




"E quando la mia pelle sfiorò la sua, 
decisi che per un po' avrei cancellato ogni pensiero suicida, 
che la vita doveva per forza essere bella e gradevole 
se esisteva una ragazza come lei. 
E quando mi accarezzò, 
la sua carezza arrivò in profondità, giù, giù, dentro di me"

Robert McLiam Wilson, "Eureka Street", Fazi Editore, 1999 
(titolo originale "Eureka Street", 1996).




"Cosa volevo? 
Volevo sentire la sua mano sul mio viso, 
vedere la sua testa china su di me, 
sentire le sue labbra sulle mie. 
Volevo udire le parole 
che avrebbero fatto fare capriole al mio cuore e arrossire le mie guance"

Robert McLiam Wilson, "Eureka Street", Fazi Editore, 1999 
(titolo originale "Eureka Street", 1996).




"Qualche giorno più tardi Chuckie Lurgan 
era un uomo nuovo, rinnovato dall'amore per Max, 
e camminava per strada per la prima volta nella propria vita. 
Sì, quando non era con Max, 
pensava a lei, desiderava vederla e ascoltare la sua voce, 
per tutta una serie di ragioni che non gli era facile spiegare: 
aveva bisogno di lei come quando si desidera bere o fumare. 
Quando invece erano insieme, 
non era necessario che facessero niente di speciale 
perché tutto fosse speciale: 
non dovevano per forza fare l'amore o andare da qualche parte. 
Un'ora in silenzio accanto a lei era già un'esperienza meravigliosa"

Robert McLiam Wilson, "Eureka Street", Fazi Editore, 1999 
(titolo originale "Eureka Street", 1996).




"Quasi mi dispiaceva per Rachel. 
Non meritava me e tutto il mio dolore, 
ma non volevo che smettesse di parlarmi, 
non volevo che se ne andasse. 
Dopo Sarah, Mary, Aoirghe e le altre, 
la mia autostima stava attraversando un periodo nero: 
la poca considerazione che avevano dimostrato di nutrire per me 
l'aveva tragicamente compromessa. 
Una tale unanimità era convincente. 
Ero molto vulnerabile: 
se Rachel fosse stata troppo gentile, 
    le avrei leccato la mano scodinzolando"

Robert McLiam Wilson, "Eureka Street", Fazi Editore, 1999 
(titolo originale "Eureka Street", 1996).

mercoledì 13 maggio 2020

LETTO & PARLATO

"Poi mi chiede: 
<<E che fa Adam quando non scala i muri?>>.
Le rispondo: <<Leggo!>>.
Si parla spesso dell'incanto dei libri. Non si dice abbastanza che è duplice. C'è l'incanto di leggerli 
e c'è quello di parlarne. 
Tutto il fascino [...] sta nel fatto che 
si leggono le storie narrate 
sognando 
altri libri ancora, inventati, fantasmagorici. 
E nello spazio di alcune pagine 
si hanno i due incanti insieme. 
Spesso, nella mia vita, 
ho potuto sperimentare questa virtù dei libri. 
Ma è stato quel giorno che l'ho scoperta. 
Sei con una estranea che ti chiede che cosa tu stia leggendo,
oppure sei tu a chiederglielo, 
e se appartenete entrambi all'universo di coloro che leggono, 
siete già sul punto di entrare, mano nella mano, in un eden condiviso. 
Dato che un libro ne richiama un altro, 
conoscerete insieme prodezze, emozioni, miti, idee, stili, aspirazioni. 
In risposta al mio <<Leggo!>>, 
la signora che mi tratteneva in casa sua non mi ha chiesto vagamente 
che cosa leggessi di solito, domanda senza conseguenze, 
ma nella lettura di quale libro fossi immerso quel giorno. 
Si trattava, me ne ricordo, di un romanzo di avventure intitolato <<Il prigioniero di Zenda>>. 
Lei leggeva il libro dell'archeologo tedesco Schliemann, lo scopritore del sito della città di Troia.
Non avevamo proprio le stesse letture, 
ma lei si è presa il tempo necessario per interrogarmi sul mio libro, 
mi ha parlato a lungo del suo 
e abbiamo scoperto alcune affinità fra le opere. 
Poi la signora mi ha suggerito che ce le scambiassimo, 
una volta finito di leggerle. 
Da quel momento in poi, ogni volta che sceglievo un libro, 
pensavo prima a lei. 
Si appassionava per la storia, l'archeologia e le biografie. 
Io leggevo soprattutto fumetti e romanzi di spionaggio, 
che consumavo senza ritegno come le mie bibite gassate. 
Grazie alla Hanum [appellativo utilizzato in epoca ottomana per rivolgersi educatamente a una signora, N.d.A.], che non avrebbe apprezzato che l'andassi a trovare con il trentesimo episodio delle avventure di questo o quell'agente segreto, avevo dovuto cominciare ad allargare i miei interessi. Volevo far colpo su di lei, 
o perlomeno meritare la sua stima. 
Per questo dovevo farle scoprire dei libri che non conosceva. 
Non so se le abbia fatto scoprire granché; 
per contro, ho imparato moltissimo grazie a lei. 
[...] Quell'estate, e le due seguenti, mi sono recato da lei molto spesso, 
talvolta tre o quattro giorni di fila. 
Parlavamo molto, del più e del meno, 
ma ci capitava anche di sederci ciascuno nel proprio angolo 
per leggere i nostri libri in silenzio"

Amin Maalouf, "I disorientati", Bompiani, 2013
(titolo originale "Les désorientés"
letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2012).




"La mattina dopo andai da Antoine e mi autoinvitai a casa sua, 
dovevamo parlare di libri. 
<<Di libri?>>. 
Annuii, <<Va bene per giovedì?>>. 
Da quel giorno, 
per un paio di giovedì al mese fino alla fine del liceo 
io e Antoine Lorraine 
avremmo confabulato 
di romanzi e delle parole che potevano cambiare la sorte. 
Il meccanismo era infallibile: 
Marie [la bibliotecaria, N.d.A.] mi consigliava due titoli, 
io li prendevo in prestito 
e ne passavo uno ad Antoine. 
Poi ce li scambiavamo, 
e a fine lettura ci incontravamo per la discussione"

Marco Missiroli, "Atti osceni in luogo privato", Feltrinelli, 2015.

venerdì 8 maggio 2020

AUTOSTIMA AL MASCHILE


"[...] un giovane ha tanta stima di sé 
quanto è il favore di cui gode presso il bel sesso"

Jan Potocki, "Avadoro, Histoire espagnole" 
(ovvero "Avadoro, storia spagnola"), 
Parigi, 1813. 

sabato 18 aprile 2020

L'ALBERO BIBLIOLOGICO

Ho disegnato la planimetria della mia biblioteca ideale, 
che ho voluto denominare "L'Albero Bibliologico"
Eccola:

Clicca sull'immagine per ingrandire

Che cosa ne pensate? Vi piace(rebbe)?

domenica 12 aprile 2020

SENZA MONDO


"Mi rimane 
il dolore del ricordo, 
la paura che ciò possa riaccadere, 
la sensazione di essere un po' estranea a questo mondo, 
ma di non averne un altro che sento più mio di questo"

Fulvia Degl'Innocenti, "La ragazza dell'Est", San Paolo, 2010.

CARA SIGNORA FORTUNA...



"Curioso come i lividi si riassorbono... 
Il segno si restringe a onde concentriche, 
il viola sbiadisce, poi diventa nero, poi giallo, poi un'ombra 
e la pelle riprende il suo colore fino a che tutto torna come prima. 
Ma il cuore non è come la pelle. 
Anche lì il colpo si riassorbe, 
ma qualcosa rimane e colpo su colpo si indurisce. 
Come se il male degli altri passasse un po' anche in noi. 
Signora fortuna 
sbrigati, 
perché quando ti sveglierai e arriverai anche da me, 
forse sarò diventata troppo cattiva e avrò dimenticato tutto"

Fulvia Degl'Innocenti, "La ragazza dell'Est", San Paolo, 2010.

UN LIBRO NON TI TRADISCE MAI

"<<Deve essere bello leggere!
A me non è mai piaciuto granché, 
ma a vederti così presa 
mi hai fatto quasi venire voglia... 
Non è che 
mi sapresti consigliare qualche libro?>>.
Lei aveva sollevato 
lo sguardo dalle pagine 
e ora lo fissava, 
con un'espressione lievemente infastidita, 
un po' sospettosa, 
ma anche incuriosita. 
Perché quel ragazzino, 
che doveva avere poco meno della sua età, sembrava sincero. Sì, proprio così, 
sembrava che davvero le sue parole fossero collegate a un'emozione, 
che non ci fosse un secondo scopo. 
Quelle parole erano vere. 
E allora lei vi si aggrappò, 
come poco prima aveva fatto con le parole scritte, 
e cominciò a raccontare e insieme a raccontarsi...
<<E' vero, leggere è una magia. 
E' un rifugio sicuro, meglio di un bunker antiatomico... 
[...] Qualsiasi cosa accada>> continuava la ragazza 
<<un libro non ti tradisce mai. 
Lo porti con te e lui c'è sempre. 
Se sei felice ti manda alle stelle, 
se sei triste ti fa dimenticare la tristezza, 
se sei disperato è come un'isola in cui tirare il fiato>>"

Fulvia Degl'Innocenti, "La ragazza dell'Est", San Paolo, 2010.




"[...] <<come ai miei tempi>>, diceva nonna Viorica. 
I suoi di tempi erano stati migliori: così ce li raccontava, ordinati, pieni delle cose che servono, la luce, il calore delle stufe, la zuppa, l'allegria e anche i libri. 
E di tutte quelle buone cose 
solo i libri erano rimasti. 
Quelli non si consumano come la legna nel fuoco, una volta stampati non hanno bisogno di altro per vivere, solo di qualcuno che li legga. 
Mi piace questa frase: 
<<Un libro è uguale per tutti>>..." 

Fulvia Degl'Innocenti, 
"La ragazza dell'Est", San Paolo, 2010.