domenica 5 gennaio 2020

CONOSCERE PER RICORDARE,
RICORDARE PER PROGREDIRE 


"C'era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, 
nel più remoto passato, prima di Cristo, 
e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni 
si costruiva una pira e ci s'immolava sopra. 
Ma ogni volta che vi si bruciava, 
rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, 
per ricominciare. 
E a quanto sembra, 
noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, 
infinite volte, 
ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. 
Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta. 
Conosciamo bene 
tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni
e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, 
un giorno o l'altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra. 
Ad ogni generazione, 
raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda. 
[...] 
Conosceremo una grande quantità di persone sole e dolenti, 
nei prossimi giorni, nei mesi e negli anni a venire. 
E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo, 
tu potrai rispondere loro: 
ricordiamo
Ecco dove alla lunga avremo vinto noi. 
E verrà il giorno in cui 
saremo in grado di ricordare una tale quantità di cose 
che potremo costruire la più grande scavatrice meccanica della storia 
e scavare, in tal modo, la più grande fossa di tutti i tempi,
nella quale sotterrare la guerra"

Ray Bradbury, "Fahrenheit 451", Mondadori, 1966, 
già pubblicato da Martello Editore nel 1956 con il titolo "Gli anni della Fenice" 
(titolo originale "The Fireman", letteralmente "Il pompiere", febbraio 1951, sulla rivista di fantascienza "Galaxy Science Fiction"; "Fahrenheit 451", 1953, in volume).

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