Giuseppe Fava |
"[…] lo
spirito politico di questo giornale è la verità. Onestamente la verità. Sempre
la verità. Cioè la capacità di informare la pubblica opinione su tutto quello
che accade, i problemi, i misfatti, le speranze, i crimini, le violenze, i
progetti, le corruzioni. I fatti e i personaggi. E non soltanto quelli che
hanno vita ufficiale e arrivano al giornale con le proprie gambe, i comunicati,
i discorsi, gli ordini del giorno, poiché spesso sono truccati e camuffati per
ingannare il cittadino, ma tutti gli infiniti fatti e personaggi che animano la
vita della società siciliana, e quasi sempre restano nel buio, intanati,
nascosti, interrati. Io sostengo che la vera notizia non è quella che
il giornalista apprende, ma quella che egli pazientemente riesce a
scoprire. Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una
società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il
giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto
di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità,
accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei
servizi sociali. tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la
costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un
giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone
uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità
avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga
che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse
denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica
verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace –
per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i
dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni. le
corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso
fallimento! […] Dove c’è verità, si può realizzare giustizia e difendere la
libertà!".
Giuseppe Fava, 56 anni, giornalista, editoriale intitolato "Lo spirito di un giornale", pubblicato l'11 ottobre 1981 su "Il Giornale del Sud" (quotidiano di cui Fava
era direttore).
Ester Castano |
"[il ruolo del giornalismo d’inchiesta nella lotta alla mafia, N.d.A.] è fondamentale. A mio parere per avere credibilità la distinzione fra giornalista e attivista deve rimanere netta anche nell'antimafia. Ma è anche vero che in un momento storico confuso e delicato come il nostro il giornalista d’inchiesta dovrebbe essere capace di far scattare una miccia fra i lettori, una scintilla: gli articoli sono uno strumento tramite cui i cittadini possono avere uno sguardo approfondito sulla realtà. E’ il giornalista che ha la possibilità di studiarsi le carte, di porre domande, di osservare da vicino. La responsabilità è immensa. Poi sta al cittadino decidere se, grazie agli elementi forniti dal cronista attraverso le sue denunce, avviare il cambiamento e ribaltare il sistema. [...] Uno dei grandi meriti di Fava è quello di aver creato uno spirito giornalistico: un po’ come un batterio benefico, intacca la carne malata e crea oasi di guarigione. La mafia voleva tappargli la bocca: per questo è stato ucciso. Ma così facendo i mandanti hanno compiuto l’errore più grande: ammazzando il direttore dei Siciliani non solo non hanno posto fine alla forza dirompente dei suoi scritti, ma hanno anche reso possibile il moltiplicarsi di esperienze simili alle sue, in Sicilia e nel resto d’Italia. Non so se Cosa Nostra questo errore l’abbia compiuto per ingenuità o distrazione, sta di fatto che ha perso. Il giornalismo di Fava è stato assunto a modello da molti giovani: cercare le notizie nei luoghi in cui si svolgono i fatti, osservare da vicino, cogliere i dettagli e le sfumature, curare nel testo la propria espressione linguistica. E dal giorno successivo a quel tragico 5 gennaio 1984 la forza dirompente delle parole di Fava si è amplificata, moltiplicata, permettendo la creazione della rete dei Siciliani Giovani che oggi coinvolge giovanissimi cronisti e associazioni antimafia che in Fava riconoscono un maestro. […] l’antimafia è bellezza, impegno sociale, amore per la propria terra e, soprattutto, è indipendenza dai poteri forti, è ribellione ai sistemi corrotti e compromessi della politica nazionale e locale".
Ester Castano, 23 anni, giornalista minacciata, aggredita, insultata, denigrata, bersagliata da diffide e querele pretestuose per le sue inchieste sulla presenza delle mafie al Nord, intervista rilasciata a "Stampo Antimafioso", pubblicata l'11 gennaio 2014.
Matteo Renzi |
"[…] dovremmo
assicurare vicinanza, sostegno, a chi […] ha fatto della parola uno strumento
di libertà e di cambiamento: penso ai tanti giornalisti minacciati, spesso
precari, troppo spesso lasciati completamente soli".
Matteo Renzi, 39 anni, Presidente del Consiglio italiano, lettera a Roberto Saviano pubblicata su "la Repubblica" il 2 marzo 2014.
Ester Castano |
"Fare
cronaca locale è difficile, il prezzo è insostenibile. Riesco a piazzare
pochissimi articoli in giro e ho bisogno non tanto di uno stipendio fisso, ma
almeno di poter andare in pareggio con le spese sostenute per cercare le
notizie e scrivere. Non ho mai potuto vivere di giornalismo e quindi ora devo
integrare. Un problema diffuso e generalizzato di un’intera classe di
giornalisti precari. […] Ho mandato curriculum per qualsiasi lavoro, anche per
fare la donna delle pulizie, perché credo che il lavoro è sempre dignità,
purché venga pagato. Ma mi fa rabbia sapere di essere una risorsa, una che il
lavoro lo sa fare, e che su di me investa un fast food, non il
giornale X. Sembra una grande buffonata. […] Uscire, andare in giro a cercare
le notizie richiede tempo e indipendenza economica. Si parla tanto di libera
informazione. Ad essere liberi sono gli editorialisti dei grandi giornali, non
chi prende dai 5 ai 30 euro a pezzo, perché chi lavora così si trova a dover
fare delle scelte, a chiedersi se oggi si può permettere di prendere la
macchina per raggiungere il tribunale e assistere a un’udienza, per andare a
cercare una storia, delle fonti. […] Non tengo ai premi, so come
funziona e quello che c’è dietro. Non voglio farmi bella dietro a questi
riconoscimenti, non è per quello che so di essere una risorsa. Però così
non riesco a vivere. […] Non abbandono il mio sogno, che poi ora
non è più nemmeno tanto un sogno perché questo lavoro lo faccio tutti i giorni
ormai. Ma è paradossale che l’unico disposto a investire su di me sia un
fast food".
Ester Castano, 24 anni, giornalista minacciata, aggredita, insultata, denigrata, bersagliata da diffide e querele pretestuose per le sue inchieste sulla presenza delle mafie al Nord, intervista rilasciata a "Today", pubblicata il 22 settembre 2014.
Alberto Spampinato |
"[...] essere giornalisti bravi e coraggiosi serve a
trovare lavoro o è un impiccio?".
Alberto Spampinato, 65 anni, giornalista, commento intitolato "Se i bravi giornalisti lavorano al ristorante", pubblicato il 26 settembre 2014 su "OSSIGENO per l'informazione" (l'osservatorio sui giornalisti minacciati in Italia promosso dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana e dall'Ordine dei Giornalisti).
Cara Ester,
per quanto possa servire, sappi che io sono con te.
Forza, continua a coltivare la tua passione per il giornalismo, vai sempre avanti e non fermarti mai di fronte a niente e a nessuno!!!
Sei una sorgente rara e preziosa da cui gli assetati di verità, di legalità e di giustizia attingono acqua fresca per soddisfare la propria sete d'informazione e di consapevolezza, così spesso lasciata insoddisfatta.
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