domenica 2 novembre 2014

UNA SORGENTE RARA E PREZIOSA 

Giuseppe Fava

"[…] lo spirito politico di questo giornale è la verità. Onestamente la verità. Sempre la verità. Cioè la capacità di informare la pubblica opinione su tutto quello che accade, i problemi, i misfatti, le speranze, i crimini, le violenze, i progetti, le corruzioni. I fatti e i personaggi. E non soltanto quelli che hanno vita ufficiale e arrivano al giornale con le proprie gambe, i comunicati, i discorsi, gli ordini del giorno, poiché spesso sono truccati e camuffati per ingannare il cittadino, ma tutti gli infiniti fatti e personaggi che animano la vita della società siciliana, e quasi sempre restano nel buio, intanati, nascosti, interrati. Io sostengo che la vera notizia non è quella che il giornalista apprende, ma quella che egli pazientemente riesce a scoprire. Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento! […] Dove c’è verità, si può realizzare giustizia e difendere la libertà!".

Giuseppe Fava, 56 anni, giornalista, editoriale intitolato "Lo spirito di un giornale", pubblicato l'11 ottobre 1981 su "Il Giornale del Sud" (quotidiano di cui Fava era direttore).

Ester Castano

"[il ruolo del giornalismo d’inchiesta nella lotta alla mafia, N.d.A.] è fondamentale. A mio parere per avere credibilità la distinzione fra giornalista e attivista deve rimanere netta anche nell'antimafia. Ma è anche vero che in un momento storico confuso e delicato come il nostro il giornalista d’inchiesta dovrebbe essere capace di far scattare una miccia fra i lettori, una scintilla: gli articoli sono uno strumento tramite cui i cittadini possono avere uno sguardo approfondito sulla realtà. E’ il giornalista che ha la possibilità di studiarsi le carte, di porre domande, di osservare da vicino. La responsabilità è immensa. Poi sta al cittadino decidere se, grazie agli elementi forniti dal cronista attraverso le sue denunce, avviare il cambiamento e ribaltare il sistema. [...] Uno dei grandi meriti di Fava è quello di aver creato uno spirito giornalistico: un po’ come un batterio benefico, intacca la carne malata e crea oasi di guarigione. La mafia voleva tappargli la bocca: per questo è stato ucciso. Ma così facendo i mandanti hanno compiuto l’errore più grande: ammazzando il direttore dei Siciliani non solo non hanno posto fine alla forza dirompente dei suoi scritti, ma hanno anche reso possibile il moltiplicarsi di esperienze simili alle sue, in Sicilia e nel resto d’Italia. Non so se Cosa Nostra questo errore l’abbia compiuto per ingenuità o distrazione, sta di fatto che ha perso. Il giornalismo di Fava è stato assunto a modello da molti giovani: cercare le notizie nei luoghi in cui si svolgono i fatti, osservare da vicino, cogliere i dettagli e le sfumature, curare nel testo la propria espressione linguistica. E dal giorno successivo a quel tragico 5 gennaio 1984 la forza dirompente delle parole di Fava si è amplificata, moltiplicata, permettendo la creazione della rete dei Siciliani Giovani che oggi coinvolge giovanissimi cronisti e associazioni antimafia che in Fava riconoscono un maestro. […] l’antimafia è bellezza, impegno sociale, amore per la propria terra e, soprattutto, è indipendenza dai poteri forti, è ribellione ai sistemi corrotti e compromessi della politica nazionale e locale".

Ester Castano, 23 anni, giornalista minacciata, aggredita, insultata, denigrata, bersagliata da diffide e querele pretestuose per le sue inchieste sulla presenza delle mafie al Nord, intervista rilasciata a "Stampo Antimafioso", pubblicata l'11 gennaio 2014.

Matteo Renzi

"[…] dovremmo assicurare vicinanza, sostegno, a chi […] ha fatto della parola uno strumento di libertà e di cambiamento: penso ai tanti giornalisti minacciati, spesso precari, troppo spesso lasciati completamente soli".

Matteo Renzi, 39 anni, Presidente del Consiglio italiano, lettera a Roberto Saviano pubblicata su "la Repubblica" il 2 marzo 2014.

Ester Castano

"Fare cronaca locale è difficile, il prezzo è insostenibile. Riesco a piazzare pochissimi articoli in giro e ho bisogno non tanto di uno stipendio fisso, ma almeno di poter andare in pareggio con le spese sostenute per cercare le notizie e scrivere. Non ho mai potuto vivere di giornalismo e quindi ora devo integrare. Un problema diffuso e generalizzato di un’intera classe di giornalisti precari. […] Ho mandato curriculum per qualsiasi lavoro, anche per fare la donna delle pulizie, perché credo che il lavoro è sempre dignità, purché venga pagato. Ma mi fa rabbia sapere di essere una risorsa, una che il lavoro lo sa fare, e che su di me investa un fast food, non il giornale X. Sembra una grande buffonata. […] Uscire, andare in giro a cercare le notizie richiede tempo e indipendenza economica. Si parla tanto di libera informazione. Ad essere liberi sono gli editorialisti dei grandi giornali, non chi prende dai 5 ai 30 euro a pezzo, perché chi lavora così si trova a dover fare delle scelte, a chiedersi se oggi si può permettere di prendere la macchina per raggiungere il tribunale e assistere a un’udienza, per andare a cercare una storia, delle fonti. […] Non tengo ai premi, so come funziona e quello che c’è dietro. Non voglio farmi bella dietro a questi riconoscimenti, non è per quello che so di essere una risorsa. Però così non riesco a vivere. […] Non abbandono il mio sogno, che poi ora non è più nemmeno tanto un sogno perché questo lavoro lo faccio tutti i giorni ormai. Ma è paradossale che l’unico disposto a investire su di me sia un fast food".

Ester Castano, 24 anni, giornalista minacciata, aggredita, insultata, denigrata, bersagliata da diffide e querele pretestuose per le sue inchieste sulla presenza delle mafie al Nord, intervista rilasciata a "Today", pubblicata il 22 settembre 2014.

Alberto Spampinato

"[...] essere giornalisti bravi e coraggiosi serve a trovare lavoro o è un impiccio?".

Alberto Spampinato, 65 anni, giornalista, commento intitolato "Se i bravi giornalisti lavorano al ristorante", pubblicato il 26 settembre 2014 su "OSSIGENO per l'informazione" (l'osservatorio sui giornalisti minacciati in Italia promosso dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana e dall'Ordine dei Giornalisti).


Cara Ester, 
per quanto possa servire, sappi che io sono con te.
Forza, continua a coltivare la tua passione per il giornalismo, vai sempre avanti e non fermarti mai di fronte a niente e a nessuno!!!
Sei una sorgente rara e preziosa da cui gli assetati di verità, di legalità e di giustizia attingono acqua fresca per soddisfare la propria sete d'informazione e di consapevolezza, così spesso lasciata insoddisfatta.

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