mercoledì 20 gennaio 2021

LA BIBLIOTECA, IL CENTRO VIVO 
DI UN PAESE CIVILE E MODERNO

"Simonetta 
[il responsabile del lavoro culturale, N.d.A.] 
invece fece un'altra proposta concreta, 
per la crisi del libro: 
la biblioteca, 
si doveva utilizzare 
la biblioteca comunale, 
per farne 
un centro di lettura, di dibattito, di incontro.
Intorno all'attività della biblioteca 
si poteva mobilitare 
un pubblico il più possibile vasto 
di intellettuali cittadini, avvocati, professionisti, medici, insegnanti. 
La biblioteca della nostra città 
era stata fondata 
da una singolare figura di prete garibaldino, 
illuminista e guerrazziano. 
Roma lo aveva sospeso a divinis  
sia per le sue idee, 
sia perché fu sorpreso, una sera, in un certo locale, dove ballava travestito da sergente della guardia nazionale. 
I locali che ospitavano la biblioteca 
un tempo appartenevano ad un convento: 
la sala di lettura, 
dalle volte altissime, fresca e silenziosa, 
un tempo era stata il refettorio. 
 

C'erano molti cimeli preziosi, 
nella nostra biblioteca: 
trentadue incunabuli, di cui uno rarissimo, forse unico, 
molte cinquecentine, 
centinaia di manoscritti, 
un atlante del cinquecento illustrato a mano 
e un curioso libro su foglia di palma, in lingua tamil
Non ci entrava quasi mai nessuno, 
perché il vecchio bibliotecario non amava i seccatori. 
Come molti dei suoi colleghi, 
considerava la biblioteca un suo luogo privato 
e cacciava con grandi urlacci i ragazzini del ginnasio 
che a volte si affacciavano là dentro 
e chiedevano di poter dare un'occhiata alle riviste. 
Era un ometto piccolo e grigio di capelli, sempre vestito di nero, con i polsini e il colletto di celluloide bianca; 
un tipo triste e misantropo, che viveva solo, con una vecchia serva, senza parenti né amici. 
Si chiamava Chellini Sforzi, 
due cognomi, come quasi tutti i bibliotecari, 
i quali in genere son persone modestissime, 
ma par che non badino all'economia, in fatto di nomi. 
Simonetta fece venire un intellettuale da Roma, 
per una riunione a cui invitò una trentina di persone, 
professionisti, avvocati, insegnanti, medici. 
L'intellettuale era un giovane bello, biondo, alto e pallido. 
[...] cominciò a parlare, in piedi, a bassa voce: 
teneva sul tavolo, davanti a sé, il foglietto degli appunti e l'orologio. 
 

Spiegò quale sia 
l'ufficio di una biblioteca 
in un paese civile e moderno. 
La biblioteca italiana 
di solito 
si limita alla conservazione 
del glorioso nostro patrimonio bibliografico 
e anche nei registri del comune 
il bibliotecario vien definito <<conservatore della biblioteca>>. 
Un patrimonio 
ricchissimo, senza dubbio, 
ma sterile, 
ove non si proponga la diffusione della lettura e del sapere. 
Una biblioteca veramente moderna 
deve proporsi di 
andare incontro al lettore, 
invitarlo alla lettura, 
presentandogli il libro aperto. 
 

[...] Prese subito la parola Simonetta, 
e disse che approvava la relazione del nostro gradito ospite e che lo ringraziava a nome di tutti.
Ripeté che 
una biblioteca moderna 
deve proporsi 
la diffusione del libro, 
e che quindi noi dovevamo, 
lì in biblioteca, 
prendere tutta una serie di iniziative in questo senso: 
letture, conferenze, dibattiti, diffusione del libro popolare. 
[...] Il vecchio Chellini Sforzi, 
seduto in un angolo, 
li stava a sentire con la faccia scura, 
visibilmente assillato dal pensiero che tutte quelle novità dovevano proprio accadere là dentro.
Eppure doveva star zitto, 
perché c'era la sua pratica per la pensione già in corso, 
e sperava che il comune lo congedasse con l'abbuono di cinque anni di servizio. 
[...] 
 

<<Che ne pensa della biblioteca? 
Mi pare un po' ferma, un po'...come dire? un po' invecchiata. 
Non le pare? 
Ora che il vecchio Chellini Sforzi è in pensione 
potremmo rimodernarla, 
farla diventare 
un centro vivo 
di dibattito, di discussione, di diffusione della cultura. 
No? 
Insomma la biblioteca potrebbe diventare 
un po', come dire? la nostra casa di cultura. 
Vedesse a Milano, cosa fanno alla casa della cultura! 
Vedesse a Livorno. 
A Livorno hanno adattato una vecchia cisterna lorenese; 
ci han ricavato sale per 
conferenze, mostre, rappresentazioni teatrali, dibattiti, proiezioni cinematografiche. 
Un sacco di roba>>. 
E così, grazie [...] al contributo del comune, 
trasformammo 
la nostra biblioteca. 
Comprarono la scaffalatura nuova, metallica, intensiva, a palchetti mobili. 
Riempirono di scaffali un intero stanzone, tante file bifronti di scaffali metallici disposti a pettine, a due piani, con un praticabile di lamiera e la ringhierina cromata: illuminazione al neon, un tubo per corsello. 
Sotto i libri, 
sopra i periodici. 
Per la sala di lettura comprarono mobili nuovi, 
un bel portariviste di legno e vetro, 
la vetrinetta per l'ingresso, dove esporre 
i recenti acquisti, gli avvisi per i soci e le locandine degli spettacoli. 
Tutto intorno alla pareti, a una certa altezza da terra, 
fissarono un grosso filo di ferro, 
dal quale potevano far pendere tante catenelle, 
e ogni catenella doveva sostenere un quadro. 
Per le mostre di pittura, di disegno, di fotografia è l'ideale. 
Il quadro si può appendere a qualsiasi altezza 
e non c'è bisogno di piantar chiodi e di sciupare il muro"
 
Luciano Bianciardi, "Il lavoro culturale", Feltrinelli, 1957. 
 

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