mercoledì 8 luglio 2015

CHI L'AVREBBE MAI DETTO? IO



La previsione legislativa secondo cui per poter prestare servizio civile occorre essere necessariamente cittadini italiani è "sfacciatamente discriminatoria (chi l’avrebbe mai detto?)"poichè il suo "sapore palesemente discriminatorio" ne costituisce l'essenza.
Questo è ciò che avevo scritto qui, sul mio blog, il 14 gennaio del 2012.

Ora, dopo la bellezza di 3.784 giorni dall'entrata in vigore della norma (1° gennaio 2005) e di 1.215 giorni dal mio post, anche la Corte Costituzionale ci è arrivata.
Con la decisione presa il 13 maggio scorso, infatti, la Consulta (Presidente Alessandro Criscuolo, Giudice relatore e redattore Giuliano Amato) ha stabilito che "l'esclusione dei cittadini stranieri, che risiedono regolarmente in Italia, dalle attività alle quali tali doveri [di solidarietà e impegno sociale, N.d.A.] si riconnettono appare di per sé irragionevole.
Inoltre, sotto un diverso profilo, l’estensione del servizio civile a finalità di solidarietà sociale, nonché l’inserimento in attività di cooperazione nazionale ed internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale, concorrono a qualificarlo – oltre che come adempimento di un dovere di solidarietà – anche come un’opportunità di integrazione e di formazione alla cittadinanza.
[…] L'esclusione dei cittadini stranieri dalla possibilità di prestare il servizio civile nazionale, impedendo loro di concorrere a realizzare progetti di utilità sociale e, di conseguenza, di sviluppare il valore del servizio a favore del bene comune, comporta dunque un’ingiustificata limitazione al pieno sviluppo della persona e all'integrazione nella comunità di accoglienza" (sentenza 25 giugno 2015, n. 119. In vigore dal 2 luglio scorso, sei giorni fa).
Dunque, prevedere il requisito della cittadinanza italiana per essere ammessi al servizio civile è incostituzionale, dal momento che viola ben due principi fondamentali della Repubblica italiana: gli articoli 2 e 3 della nostra Carta.  

Chi l'avrebbe mai detto? Io.

P.S. L'unica amarezza personale che mi deriva dalla pronuncia della Corte è il dover constatare che Giuliano Amato sia d'accordo con me. Pazienza, non si può voler tutto nella vita... 

Aggiornamento del 9 luglio 2015
Il 1° luglio scorso - lo stesso giorno in cui sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana sono state pubblicate le motivazioni del suddetto verdetto della Consulta - il Capo del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (nominato da Matteo Renzi il 9 aprile 2014) ha emanato il "Bando di selezione per complessivi 985 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Italia di cui: 823 per l’accompagnamento dei grandi invalidi e dei ciechi civili; 150 relativi a progetti autofinanziati e 12 in un progetto approvato dalla Regione Siciliana".
Il giorno seguente - lo stesso da cui la norma dichiarata incostituzionale dalla Corte è abrogata - l'ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) ha inviato una lettera al Dipartimento per far (giustamente) notare che il bando, pur citando la sentenza n. 119/2015 della Consulta, la ignora.
Esso infatti esclude dalla possibilità di partecipare al servizio civile gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia che non possiedano uno dei permessi indicati nel bando stesso.
E - alla luce del verdetto della Corte - "tale esclusione risulta del tutto illegittima", commenta puntualmente l'ASGI.
Sarebbe bastato - prima di pubblicare il bando - leggere le motivazioni della pronuncia della Consulta.
Se alla Presidenza del Consiglio l'avessero fatto, avrebbero compreso facilmente che il criterio costituzionalmente legittimo per stabilire l'ammissibilità alla selezione del servizio civile non è la cittadinanza o alcune tipologie di permessi, ma - più in generale - la regolare residenza.
Qualora si voglia rispettare la Costituzione - invece di violentarla in continuazione - devono semplicemente essere inclusi tutti coloro che - italiani o stranieri - risiedano in maniera regolare nel nostro Paese (e non limitare l'ammissione ad alcune categorie di individui, a seconda della loro cittadinanza o del titolo di soggiorno).
Per caso, non è che quegli 823 ragazzi chiamati ad accompagnare persone invalide e cieche potrebbero svolgere il proprio servizio civile direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri?  

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