lunedì 29 dicembre 2014

PER UNA NUOVA (R)ESISTENZA


"Odio gli indifferenti. 
Credo come Federico Hebbel 
[poeta e drammaturgo tedesco del XIX secolo, N.d.A.] 
che <<vivere vuol dire essere partigiani>>.
Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. 
Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. 
Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti" 


<<Le mafie hanno ripreso alla grande, 
sono tornate forti in questo Paese.
Sono 400 anni che in Italia parliamo di camorra;
200 che parliamo di Cosa Nostra e
120 di 'ndrangheta.
Se ancora nel 2014 abbiamo davanti agli occhi 
giochi criminali, illegalità, corruzione e mafie,
ciò deve farci profondamente riflettere.
 Non basta denunciare e indignarsi, 
bisogna costruire la speranza>>


Da sinistra a destra: Margherita Asta, don Luigi Ciotti,
Franca Evangelista e un responsabile del presidio di
"Libera" Isola Bergamasca e Valle Imagna
(Villa d'Almè, 10 novembre 2014) 


"L'indifferenza è il peso morto della storia. 
E' la palla di piombo per il novatore, 
è la materia inerte in cui 
affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, 
è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, 
meglio dei petti dei suoi guerrieri, 
perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, 
e li decima e li scora 
e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. 
Opera passivamente, ma opera.
E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare;
è ciò che sconvolge i programmi, 
che rovescia i piani meglio costruiti;
è la materia bruta che si ribella 
all'intelligenza e la strozza"


<<Il primo diritto di ogni uomo è di essere chiamato per nome>> 


Don Luigi Ciotti


"Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, 
il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, 
non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, 
quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti"


<<Il miglior modo di fare memoria è quello di impegnarci, ma non ogni tanto. Non si può essere cittadini a intermittenza. Non basta commuoversi, bisogna muoversi, di più, tutti>> 




"Ciò che avviene, 
non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, 
quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, 
lascia fare, 
lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, 
lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, 
lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. 
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che 
apparenza illusoria di questa indifferenza, di
questo assenteismo"


<<Il vero problema sono i poteri apparentemente legali che si muovono illegalmente. C'è una mafiosità diffusa. I mafiosi non sono nessuno, noi gliel'abbiamo permesso! Il problema non sono i mafiosi; il problema siamo noi. Le mafie non sono un mondo a parte, ma una parte del nostro mondo>>




"Dei fatti maturano nell'ombra, 
poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, 
e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. 
I destini di un'epoca sono manipolati a seconda 
delle visioni ristrette, degli scopi immediati, 
delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, 
e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa"


<<La prima riforma in Italia è la riforma delle nostre coscienze. Un'autoriforma, ovvero cittadini veri che si assumono le proprie responsabilitàLa responsabilità è conoscenza e la conoscenza è responsabilità>>




"Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; 
ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: 
e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, 
sembra che la storia non sia che 
un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, 
del quale rimangono vittima tutti, 
chi ha voluto e chi non ha voluto, 
chi sapeva e chi non sapeva, 
chi era stato attivo e chi indifferente" 


<<L'Italia non è ancora del tutto libera. Le mafie e la corruzione - due facce della stessa medaglia - non rendono del tutto libera l'Italia. La liberazione dell'Italia dai giochi illegali e mafiosi deve essere completata! C'è una nuova Resistenza: etica, civile, culturale. Dobbiamo ribellarci all'impotenza! Come Rita Atria dobbiamo dire: "Io mi ribello!">>




"E questo ultimo si irrita, 
vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, 
vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. 
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, 
ma nessuno o pochi si domandano: 
se avessi anch'io fatto il mio dovere, 
se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, 
sarebbe successo ciò che è successo? 
Ma nessuno o pochi si fanno una colpa 
della loro indifferenza, del loro scetticismo, 
del non aver dato il loro braccio e la loro attività 
a quei gruppi di cittadini che, 
appunto per evitare quel tal male, 
combattevano, 
di procurare quel tal bene si proponevano"


<<Con la lotta di Liberazione abbiamo conquistato la democrazia. La spina dorsale della democrazia e della Costituzione è la responsabilità, i doveri e i diritti. La democrazia si regge su tre gambe: la dignità umana, la giustizia e la responsabilità. Quest'ultima viene prima ancora della solidarietà, che comunque non deve mai venire meno. Meno solidarietà e più diritti, cioè più giustizia sulla faccia di questa Terra! Il bene si costruisce con l'inclusione>>




"I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, 
preferiscono parlare di fallimenti ideali, 
di programmi definitivamente crollati 
e di altre simili piacevolezze.
Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità" 


<<Da beni esclusivi dei mafiosi devono diventare beni condivisi. 
I mafiosi non sono contenti di tre cose:
1) la sottrazione dei loro patrimoni, perchè così perdono l'immagine, il potere e il controllo del territorio;
2) il fatto che giovani del posto - attraverso un bando pubblico - vadano a lavorare le loro vecchie terre;
3) la scuola.
La lotta alla mafia vuol dire sociale, scuola, cultura, servizi, lavoro>>


Don Luigi Ciotti abbraccia Franca Evangelista 


"E non già che non vedano chiaro nelle cose, 
e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, 
o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. 
Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde,
ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; 
è prodotto di curiosità intellettuale, 
non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, 
che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere"


<<Ogni minuto che abbiamo trascorso qui questa sera la spesa per i conflitti e le guerre nel mondo (armi, quindi) è uguale a 3 milioni di dollari. Allora uno non può tacere!>>




"Odio gli indifferenti 
anche per ciò che mi dà noia 
il loro piagnisteo di eterni innocenti. 
Domando conto ad ognuno di essi 
del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, 
di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. 
E sento di poter essere inesorabile, 
di non dover sprecare la mia pietà, 
di non dover spartire con loro le mie lacrime"


<<Dobbiamo compiere scelte coraggiose, a partire dalle piccole cose. Dobbiamo esserci dove viene calpestata la libertà e la dignità delle persone! Meno convegni e più sostanza!>> 





"Sono partigiano, 
vivo, 
sento nelle coscienze virili della mia parte 
già pulsare l'attività della città futura 
che la mia parte sta costruendo. 
E in essa la catena sociale non pesa su pochi, 
in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, 
ma è intelligente opera dei cittadini. 
Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare 
mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; 
e colui che sta alla finestra, in agguato, 
voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura 
e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato 
perché non è riuscito nel suo intento"


<<Tanta gente ci sta rubando le parole. 
Molti parlano di "legalità", ma quella malleabile e sostenibile. 
Un altra parola che ci hanno rubato è "antimafia". E' una parola che non mi piace: essere contro la mafia ci sono tutti a parole, a partire dai mafiosi che mettono in piedi finte associazioni antimafia. Essere contro la mafia è un problema di coscienza, non è una carta d'identità che si tira fuori a seconda delle circostanze. Infine la "dimensione etica" come professione, come base per le nostre scelte e per i nostri comportamenti. L'etica è il nutrimento della democrazia, è il primo argine della legalità, è la ricerca dell'integrità della nostra vita, la nostra responsabilità che si manifesta in parole e gesti coerenti>>




"Vivo, sono partigiano. 
Perciò odio chi non parteggia, 
odio gli indifferenti"


Antonio Gramsci


Le parole in grassetto rosso costituiscono un brano completo de "LA CITTA' FUTURA", numero unico dedicato ai giovani, pubblicato a Torino l'11 febbraio 1917 a cura della Federazione Giovanile Socialista Piemontese. 
L'autore?
Un ragazzo di 26 anni. 
Il suo nome è Antonio Gramsci.

Le parole in grassetto nero costituiscono alcuni spezzoni di un discorso pronunciato al cinema teatro "Serassi" di Villa d'Almè (Bergamo) la sera del 10 novembre 2014, durante l'incontro "Le loro idee camminano sulle nostre gambe. Memoria di Gaetano Giordano" (organizzato dal presidio di "Libera" Isola Bergamasca e Valle Imagna, intitolato a Rita Atria e allo stesso Giordano).
L'autore?
Un sacerdote di 69 anni.
Il suo nome è don Luigi Ciotti.


Il programma delle iniziative organizzate
nell'autunno 2014 dal presidio di "Libera"
Isola Bergamasca e Valle Imagna
in occasione dell'anniversario
dell'omicidio di Gaetano Giordano


Margherita Asta
P.S. Quella sera l'intervento di don Ciotti è stato preceduto dai contributi di Margherita Asta (referente del Coordinamento dei familiari delle vittime delle mafie per il Nord Italia di "Libera") e di Franca Evangelista (vedova di Gaetano Giordano). 

<<La mafia mi ha tolto la famiglia, "Libera" me ne ha data una più grande>>.
Così Margherita Asta, visibilmente commossa, ha spiegato il proprio impegno verso la legalità.
Nata a Trapani il 23 giugno 1974, all'età di soli 10 anni perde la madre (Barbara Rizzo Asta, 31 anni) e i fratellini Giuseppe e Salvatore (entrambi di 6 anni), vittime della strage mafiosa di Pizzolungo, compiuta la mattina di martedì 2 aprile 1985.
Dopo esserle venuto a mancare anche il padre (Nunzio Asta, 45 anni) per problemi cardiaci, nel settembre del 1993, finalmente un raggio di sole entra nella vita di Margherita (come dice lei stessa). 
Il pomeriggio di sabato 30 aprile 2011, infatti, si sposa nella chiesa Madonna di Lourdes di Trapani. Le nozze vengono celebrate da don Luigi Ciotti, che ha così voluto ricordare quel lieto evento nel corso dell'incontro di Villa d'Almè:
<<Fu uno dei momenti più profondi della mia vita. Accompagnai io Margherita all'altare, perchè il papà non c'era, poi entrai in sagrestia, indossai i paramenti e celebrai la messa>>, unendo in matrimonio Margherita al <<suo amore>>, Enrico Maccagnini.

Franca Evangelista

Dopo Margherita Asta ha preso la parola Franca Evangelista, la quale non solo ha raccontato la storia del marito Gaetano Giordano, ucciso dalla mafia esattamente 22 anni prima, ma ha regalato ai presenti un'interessante riflessione:
<<Spesso si dice: "lo Stato non c'è, non è presente, non interviene". Ma lo Stato non è lo Stato di Roma, siamo noi. Il cittadino è il vero Stato>>.

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