mercoledì 24 dicembre 2014

UNA SOCIETA' DISPERATA (e LADRA)

Corrado Alvaro (1895-1956)
Anno 1959, 55 anni fa.
La casa editrice Bompiani pubblica gli inediti appunti di lavoro lasciati da Corrado Alvaro, deceduto poco più di tre anni prima.
Si tratta di impressioni, ricordi, giudizi, spunti, osservazioni e riflessioni riportate dallo scrittore e giornalista calabrese in alcuni quaderni. 
Annotazioni saltuarie, scritte (quasi sempre) a matita, come materiale preparatorio per lavori futuri. 
Un vero e proprio zibaldone, chiamato "Ultimo diario (1948-1956)" dall'editore Bompiani per l’impossibilità di sapere quale fra i titoli progettati avrebbe scelto l'autore (che dunque aveva intenzione di pubblicare l'opera).
Esso costituisce la prosecuzione del diario di Alvaro riguardante gli anni dal 1927 al 1947 (pubblicato nel 1950 con il titolo "Quasi una vita"), una specie di "seconda parte" che va dal 1948 a pochi giorni prima della morte dello scrittore (giugno 1956).
Una delle riflessioni scritte nel 1948 è davvero interessante, soprattutto per la sua straordinaria attualità:
"La disperazione più grave che possa impadronirsi d'una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile".

Anno 2014, 7 mesi fa.
"L’evasione fiscale continua ad essere per il nostro Paese un problema di straordinaria gravità, tra le prime cause, se non la principale, delle difficoltà del sistema produttivo, dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente. Il confronto internazionale […], riferito al più ampio fenomeno dell’economia sommersa, vede l’Italia ai vertici quanto a dimensioni del fenomeno: il 21,1 per cento del Pil nel 2013, nonostante la lieve flessione registrata nel corso degli anni più recenti; un livello che colloca il nostro paese ai vertici della graduatoria UE-17, in compagnia di Estonia, Grecia, Cipro, Malta e Slovenia. Per quanto invece concerne la componente evasione fiscale, vanno innanzitutto richiamate le recenti stime effettuate dall'Agenzia delle Entrate, con specifico riferimento all'Iva e all'Irap. […] Per l’insieme dei due tributi […] il vuoto di gettito creato dall'evasione sarebbe ammontato nel solo 2011 ad oltre 50 miliardi. Una cifra di tutto rispetto, anche se limitata ad un segmento del nostro sistema tributario: due sole imposte che, con meno di 150 miliardi, spiegano appena un quinto delle entrate tributarie complessive della pubblica amministrazione; restando invece escluse altre forme di prelievo ugualmente rilevanti e “a rischio”, come l’Irpef. […] La variabile evasione, insomma, incide profondamente sul livello della pressione fiscale, ne falsa la corretta percezione, distorce la sua distribuzione e rende il confronto con l’Europa più penalizzante. […] Sotto tali profili, un’imposta come l’Irpef, è per sua natura particolarmente esposta all'evasione: sia per l’ampiezza della base imponibile a rischio, sia per la progressività che caratterizza le sue aliquote, sia, infine, per il legame che si viene ad instaurare fra evasione fiscale ed evasione da spesa sociale: l’evasore fiscale, infatti, riesce spesso a collocarsi in posizione reddituale utile per conseguire, in aggiunta ai frutti diretti dell’evasione, anche i benefici dello stato sociale. Questa particolare esposizione all'evasione finisce per intaccare, fino a metterlo in discussione, il fondamentale ruolo che l’Irpef ha assunto sin dalla sua introduzione per l’attuazione dei principi dell’equità verticale ed orizzontale. Una conclusione, questa, che risulta ancora più rilevante ove si consideri che la nostra principale imposta rappresenta oggi, insieme agli assegni familiari, il principale strumento per attenuare il carico fiscale delle famiglie a basso reddito e con un numero elevato di componenti".
Morale (si fa per dire): "l’evasione fiscale resta un fenomeno molto grave per il sistema tributario e per l’economia del nostro paese".


Anno 2014, 34 giorni fa.
"L'affievolimento del sistema sanzionatorio da una parte e il mancato potenziamento operativo dell'apparato di controllo dall'altra hanno vanificato la razionalità teorica di un sistema fiscale basato sull'adempimento spontaneo, quale è quello che riguarda i circa cinque milioni di contribuenti che operano nel settore delle attività indipendenti e che sono, pertanto, in grado di autodeterminare almeno in parte il loro grado di lealtà fiscale.
[…]
Tali andamenti contradditori denotano l'esistenza di storiche divisioni politiche e sociali su un tema, quello del contrasto all'evasione che, per sua natura e rilevanza, dovrebbe costituire elemento di piena condivisione e concordanza di obiettivi.
[…]
Conclusivamente può dirsi che il sistema penale-tributario, in assenza di un'organica riforma dell'intero sistema repressivo penale, presenta oggi limitate possibilità di contrastare i più spregiudicati e insidiosi comportamenti fiscali.
[…]
l'attività di controllo, così come attualmente svolta, esercita una azione deterrente alquanto modesta e comunque di breve durata sul comportamento successivo dei contribuenti sottoposti ad accertamento fiscale. […] Le cause di tale insufficiente effetto deterrente sono da ricercarsi […]:

a) nel basso numero di controlli che l'Amministrazione è in grado di effettuare annualmente rispetto al numero di contribuenti <<a rischio>> esistenti (in media un controllo ogni trent'anni e più di svolgimento dell'attività, almeno per la maggior parte degli operatori);

b) nell'esiguità delle sanzioni amministrative alle quali il contribuente infedele è stato esposto, almeno finora, nell'ipotesi di definizione bonaria dell'accertamento (pagamento di una somma pari al 16,66% dell'imposta evasa in caso di infedele dichiarazione definita sulla base del verbale o dell'invito al contradditorio);

c) nella scarsa efficacia delle sanzioni penali, in gran parte dei casi destinate a restare inapplicate per prescrizione del reato o per altre cause;

d) nell'avvenuta attenuazione delle procedure di riscossione coattiva a causa di ripetuti interventi legislativi;

e) nella ricorrenza di condoni e sanatorie, la cui prospettiva rende autolesionistica la condotta di chi adempie correttamente e tempestivamente all'obbligazione tributaria.

Si tratta di uno scenario invero desolante, nel quale la correttezza fiscale sembra affidata più alla lealtà del singolo contribuente che ad un organico sistema di regole, alla violazione delle quali si riconnettano adeguate e certe conseguenze sfavorevoli".

Eh sì, la società italiana è proprio disperata (e ladra).


"Dalle mie parti", cantata dalla rapper calabrese 
Loop Loona (nome d'arte di Luana Crisarà).
Il video della canzone - tratta 
dall'album "Senza fine" uscito il 2 luglio 2014 - 
è stato pubblicato il 17 novembre seguente.
Per ingrandire l'immagine, clicca su "YouTube" in basso a destra


Il video del brano "Dalle mie parti" - cantato da Loop Loona - si apre proprio con il pensiero di Corrado Alvaro sopra citato, così commentato dalla giovane rapper (nata nel 1985 a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria): 
"Il problema è che in Italia non c’è più il dubbio [che vivere rettamente sia inutile, N.d.A.], troppe persone sono ormai convinte che vivere in modo onesto sia inutile. Anche io, a dire tutta la verità, qualche volta mi son trovata a pensare che l’educazione che mi hanno dato i miei genitori al rispetto di alcuni valori e regole fosse sbagliata, perché c’è sempre il furbo di turno che riesce a ottenere molto di più tramite conoscenze e sotterfugi. Ma alla fine mi ritrovo sempre a fare la scelta giusta, e non perché ho paura, ma perché credo seriamente che se riesco a raggiungere un obiettivo con le mie forze nessuno mi potrà togliere quello che è mio, e soprattutto non sarò ricattabile. Questo è un punto fondamentale per me: quanti di quelli che adesso ricoprono posti rilevanti non sono ricattabili?".

Parole sante.

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