La vignetta a fianco si riferisce a una sentenza emessa il 19 luglio 2010 (e depositata l'indomani) dalla quarta sezione civile del Tribunale di Torino, in persona del giudice unico Ombretta Maria Salvetti (sent. n. 4932/10).
L'11 febbraio 2002, cinquantacinque giorni dopo la regolare assunzione da parte di un'impresa italiana, un operaio albanese precipitava da un'impalcatura a cui stava lavorando presso il Cantiere Navale di Bilbao (Spagna), perdendo la vita, a causa delle gravi e numerose imprudenze e negligenze del datore di lavoro.
Appurata la responsabilità colposa dell'impresa nella produzione dell'infortunio nella misura dell'80% (il restante 20% è stato ritenuto frutto del concorso di colpa dello stesso lavoratore deceduto!!!), il giudice ha condannato l'azienda a risarcire ai genitori e ai fratelli della vittima - residenti in Albania - i danni non patrimoniali da perdita del congiunto.
Ma il bello (si fa per dire) è che il magistrato torinese li ha liquidati in base al potere d'acquisto della moneta di Tirana, dove il denaro sarebbe stato liquidato per essere speso dai familiari dell'operaio deceduto.
Infatti - ha scritto la Salvetti nelle motivazioni del verdetto - qualora si prescindesse dal contesto economico in cui vive il danneggiato, coloro i quali abitassero in Paesi con un'economia depressa e con un basso costo della vita si arricchirebbero senza motivo.
Pertanto, individuando il potere d'acquisto della valuta albanese, il tribunale ha proceduto moltiplicando l'80% del danno accertato per il coefficiente 0,3983, parametro di riduzione da applicare ai risarcimenti da accreditare in Albania.
Ricapitolando.
Un operaio albanese muore non solo perchè il suo datore di lavoro non assolve i propri doveri di protezione dei lavoratori, ma anche per colpa sua (quel 20% di responsabilità, la cui stima rappresenta un mistero doloroso).
Quindi il danno deve essere liquidato non al 100 per cento, ma all'80.
Inoltre la vittima paga un'altra colpa, quella di avere una famiglia albanese che osa addirittura vivere in Albania!
Decisamente imperdonabile, nulla da dire...
Perciò quell'80 per cento va ridotto ulteriormente perchè l'Albania è un Paese povero, della cui valuta non possiamo assolutamente ignorare il potere d'acquisto, pena arricchirne ingiustamente i cittadini.
E questo è davvero troppo per una Repubblica che - ai sensi di uno dei suoi principi fondamentali - "garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" e "richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale" (art. 2 della Costituzione)!!!
Ora ci risiamo.
Quasi cinque anni dopo l'incredibile sentenza del tribunale piemontese, un altro operaio albanese è morto sul posto di lavoro.
L'11 febbraio 2002, cinquantacinque giorni dopo la regolare assunzione da parte di un'impresa italiana, un operaio albanese precipitava da un'impalcatura a cui stava lavorando presso il Cantiere Navale di Bilbao (Spagna), perdendo la vita, a causa delle gravi e numerose imprudenze e negligenze del datore di lavoro.
Appurata la responsabilità colposa dell'impresa nella produzione dell'infortunio nella misura dell'80% (il restante 20% è stato ritenuto frutto del concorso di colpa dello stesso lavoratore deceduto!!!), il giudice ha condannato l'azienda a risarcire ai genitori e ai fratelli della vittima - residenti in Albania - i danni non patrimoniali da perdita del congiunto.
Ma il bello (si fa per dire) è che il magistrato torinese li ha liquidati in base al potere d'acquisto della moneta di Tirana, dove il denaro sarebbe stato liquidato per essere speso dai familiari dell'operaio deceduto.
Infatti - ha scritto la Salvetti nelle motivazioni del verdetto - qualora si prescindesse dal contesto economico in cui vive il danneggiato, coloro i quali abitassero in Paesi con un'economia depressa e con un basso costo della vita si arricchirebbero senza motivo.
Pertanto, individuando il potere d'acquisto della valuta albanese, il tribunale ha proceduto moltiplicando l'80% del danno accertato per il coefficiente 0,3983, parametro di riduzione da applicare ai risarcimenti da accreditare in Albania.
Ricapitolando.
Un operaio albanese muore non solo perchè il suo datore di lavoro non assolve i propri doveri di protezione dei lavoratori, ma anche per colpa sua (quel 20% di responsabilità, la cui stima rappresenta un mistero doloroso).
Quindi il danno deve essere liquidato non al 100 per cento, ma all'80.
Inoltre la vittima paga un'altra colpa, quella di avere una famiglia albanese che osa addirittura vivere in Albania!
Decisamente imperdonabile, nulla da dire...
Perciò quell'80 per cento va ridotto ulteriormente perchè l'Albania è un Paese povero, della cui valuta non possiamo assolutamente ignorare il potere d'acquisto, pena arricchirne ingiustamente i cittadini.
E questo è davvero troppo per una Repubblica che - ai sensi di uno dei suoi principi fondamentali - "garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" e "richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale" (art. 2 della Costituzione)!!!
Ora ci risiamo.
Quasi cinque anni dopo l'incredibile sentenza del tribunale piemontese, un altro operaio albanese è morto sul posto di lavoro.
Leggete con attenzione un'acuta riflessione di Giulio Cavalli e - nella speranza che stavolta ci sia un giudice a Berlino - meditate!
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