COMPIERE OGNI ATTO
(dal più importante al più irrilevante)
CON SPIRITO DI GIUSTIZIA, CORAGGIO E FORZA NEL COMBATTERE
OGNI ILLEGALITA' E INGIUSTIZIA
Piersanti Mattarella (1935-1980) |
"[L'omicidio di Michele Reina, segretario provinciale della
Democrazia cristiana di Palermo, N.d.A.] è certamente un episodio che richiama ciascuno
e tutti alla necessità non soltanto di esprimere condanna, esecrazione,
cordoglio, partecipazione, ma che deve far pensare che la realtà della società
nella quale viviamo ha bisogno di recuperare valori perduti, di far
riacquistare a ciascuno il senso del dovere, di ricollocare in un equilibrio
migliore i rapporti tra le varie componenti sociali.
Si tratta di un fatto che
ci richiama non a parole di condanna, ma ad impegno di operare; come impegnata,
generosa, appassionata fu la vita, la testimonianza politica di Michele Reina,
che seppe dedicare con coerenza rigorosa al suo credo politico tutte le sue
energie. Chi lo ha conosciuto non può non ricordare la vitalità, la capacità di
espressione viva del suo modo di essere.
Questo credo debba essere il messaggio
da raccogliere dalla testimonianza politica di Michele Reina e dalla sua
orribile fine: che, al di là delle condanne che facilmente possono essere
espresse, ci sia l’impegno di ciascuno, delle forze che vivono ed operano nella
nostra società, delle istituzioni, perchè sia fatto tutto ciò che è possibile fare
non solo perchè sia fatta luce e sia scoperta la verità su quanto è accaduto
(come tutti chiediamo con forza), ma perchè sia recuperata nella nostra società
una convivenza migliore, sia recuperato nella nostra comunità un modo di essere
più giusto che isoli, che respinga, che condanni, con operatività e non
soltanto a parole, ogni forma di violenza, che dia a ciascuno di noi il senso del
dovere di combattere questa realtà violenta, politica, mafiosa o delinquenziale
che sia, che non può più essere tollerata, ignorata, sopportata dai cittadini
che vogliono realmente una società migliore.
Dobbiamo trarre una lezione, un
messaggio da questo ulteriore, ennesimo fatto di violenza. Ed è quello di
ricavare non il senso della paura, dello sgomento, l’invito ad assentarsi, ad
allontanarsi dall’impegno sociale, ma, al contrario, l’incitamento ad essere
più presenti, più attivi nelle competizioni di ogni giorno, perchè il fenomeno della
violenza, ripeto, quella eversiva o quella comune, non può essere vinto
soltanto dalle istituzioni a ciò preposte, ma deve essere vinto con una grande
battaglia che debbono combattere tutti i cittadini che realmente credono nella
democrazia e nella libertà.
Nel rinnovare alla Democrazia cristiana e alla
famiglia di Michele Reina i sensi del più profondo cordoglio, della più commossa
solidarietà, credo che tutti noi dobbiamo, ripeto, da questo episodio come da
tanti altri, trarre una lezione di impegno civile, di maggiore generosità, di
maggiore dedizione, di riacquisizione di un senso del dovere maggiore, se
vogliamo che questa nostra società cambi migliorando"
Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale in commemorazione del segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Palermo Michele Reina, seduta del 15 marzo 1979.
Piersanti Mattarella con Aldo Moro |
"Accanto al cordoglio per i familiari, colpiti negli affetti
più cari in modo irreparabile e gravissimo, accanto ai sentimenti di
solidarietà al Corpo di Polizia, ed in particolare ai colleghi palermitani, dal
Questore al più giovane agente della Squadra Mobile, è indispensabile per le
forze politiche, per le istituzioni pubbliche, porsi il problema sociale,
umano, morale, ma anche, in definitiva, propriamente politico, della tutela dei
livelli civili nella città di Palermo e nella nostra Regione.
Ho avuto modo di
dire in altre occasioni che il problema dello sviluppo nostro, come di altre
aree depresse, non è solo economico, ma anche sociale, civile e morale […].
Il
dolore dei familiari, l’offesa arrecata alla comunità, meritano una risposta
ampia e responsabile; occorre mettere un punto fermo a questa spirale, occorre,
come ho già avuto modo di dichiarare, fermare la mano degli assassini.
È
necessario intanto che tutti gli organi, comunque impegnati nell'accertamento
della verità, a cui auguriamo un rapido successo, sentano attorno a loro
un’atmosfera pienamente e sinceramente favorevole e solidale e questo non solo
a livello della piena ed incondizionata collaborazione delle autorità, ma anche
a livello dei singoli cittadini.
Vorrei raccogliere in questa sede il
suggerimento cristiano ma anche altamente civile dell’Arcivescovo di Palermo,
cardinale Pappalardo, che ha indicato la via del dovere ai cittadini: basta con
le reticenze, con i «non ricordo», con i «non so»!
Qui è in gioco il nostro
futuro, il futuro della nostra comunità, dei nostri figli.
Oltre ai livelli ed
alla qualità della convivenza civile è difficile comprendere appieno il peso
negativo, le refluenze [cioè le regressioni, gli arretramenti, gli indietreggiamenti, N.d.A.] che fatti consimili hanno sulle prospettive di sviluppo e
di crescita culturale, civile ed anche economica dell’Isola e sull'opinione
pubblica nazionale.
[…] Quali le matrici? Quali le cause? Quali i collegamenti? Sono molti gli interrogativi che la gente si pone e non possiamo certo
limitarci a porceli come gli altri.
Occorre in qualche modo, con decisione e
con prontezza, riuscire a far fronte a quest’esigenza, a queste domande che ci vengono
dalla società di cui siamo espressione.
Il livello di guardia è stato
abbondantemente superato.
È necessario passare dalle parole ai fatti; è
necessario che le istituzioni pubbliche assumano il peso di queste questioni
che non possono essere lasciate allo studio dei sociologi; è necessario, oltre
all'operante e fattiva solidarietà con gli organi di polizia affinchè essi
sentano che il loro difficile e duro lavoro non solo non è inutile ma è perfettamente
inserito in un tessuto sociale sano ed anzi è di esso espressione piena, è
necessario, dicevo, che a tutti i livelli si compia a fondo il proprio dovere,
si gestiscano poteri e responsabilità con coraggio, giustizia e correttezza, si
compia ogni atto, dal più significativo al più minuto, con questo spirito di
giustizia, ma anche di coraggio e di forza nel combattere ogni deviazione, ogni
illiceità, ogni prepotenza.
A questi obiettivi è stata finalizzata l’attività
legislativa di riordino e di riforme proposte dal Governo negli ultimi tempi e
l’azione amministrativa del Governo stesso.
È, credo, nella gestione della
società, nell'amministrazione della cosa pubblica il primo impegno che
direttamente investe la classe politica ed è anche nel manifestare, attraverso
appropriate iniziative e chiare indicazioni politiche, la totale, irriducibile
avversità ad ogni forma di violenza, ad ogni organizzazione criminale, ad ogni manifestazione
mafiosa alle quali non può, tra l’altro, essere consentito di abusare di modi e
di strumenti di garanzia per collocarsi in posizione di vantaggio nei confronti
di chi tali garanzie troppo spesso incontra come impedimenti per vincere una
sacrosanta lotta.
È nel rinnovare in modo costante e credibile la solidarietà, la
comprensione, il pieno appoggio a quanti in prima linea, con dedizione generosa
e coraggio encomiabile, sono impegnati nella difesa della convivenza civile, tutori
dell’ordine prima di ogni altro; è nel denunciare con fermezza la gravità della situazione di questa città caratterizzata
dai tanti drammatici eventi di questi ultimi mesi che si esprime la coscienza
pubblica turbata e preoccupata"
Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale in commemorazione del capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, seduta del 25 luglio 1979 (antimeridiana).
Piersanti Mattarella |
"Oggi avvertiamo, con questo ulteriore episodio [l’omicidio del
magistrato Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso, N.d.A.], un senso
di profonda preoccupazione e di inquietudine, non solo per la gravità di ciò
che accade in questa città, ma anche per il verificarsi di una specie di
assuefazione a fatti di violenza come questi, per il verificarsi di una sorta
di fuga dalla coscienza come se questi fossero fatti ed episodi isolati che appartengono
a poche persone.
Sono, invece, fatti che non possono che chiamare ad una
responsabilità collettiva tutta la comunità palermitana, tutta la comunità
isolana: che richiama la responsabilità impegnata e concreta di chi ha il
dovere di intervenire per spezzare questa spirale alla quale va data una
risposta opposta alla paura, alla rassegnazione, che probabilmente si cerca di
creare con queste inaudite aggressioni alle stesse istituzioni.
A questa
situazione si deve reagire fermamente, vigorosamente, al di là delle parole,
delle celebrazioni che rischiano di assumere il ruolo di un rito e che non
possono che essere respinte dalla opinione pubblica più attenta e più
sensibile.
Questa realtà richiama ad un impegno collettivo delle istituzioni,
degli uffici responsabili, ma anche ad un impegno collettivo dei cittadini a
partecipare di più alla lotta contro ogni forma di delinquenza organizzata e di
mafia.
Io credo che l’assassinio, consumato con una ferocia inaudita, di questi
due servitori della cosa pubblica deve lasciare un segno, al di là della
partecipazione piena al cordoglio delle famiglie, al di là della solidarietà
totale nei confronti della Magistratura e della Polizia, al di là della
necessità di piegarsi reverenti al sacrificio di questi due caduti.
Il segno
per noi non può che essere quello di un impegno maggiore, per tutti e per
ciascuno, ai vari livelli di responsabilità, nell'affrontare senza
tentennamenti e senza paure questa autentica battaglia.
[…] Noi avvertiamo,
così come tutte le forze politiche, tutte le forze vive della società, dal
mondo del lavoro, che lo ha fatto ieri con una manifestazione spontanea e
significativa, al mondo della cultura, avvertiamo – dicevo – l’esigenza di
manifestare alla Magistratura ed alle Forze dell’ordine, impegnati in prima
linea a difendere la qualità della convivenza civile e la società da queste
aggressioni che finiscono anche queste per appartenere alla sfera della
eversione, non solo la piena solidarietà, ma vorrei dire la testimonianza di
una partecipazione in spirito al loro impegno, tante volte generoso ma
incompreso, talvolta spinto fino all'estremo sacrificio, spesso avvolto dalla
sensazione di essere isolati, di non essere compresi, di non essere sostenuti"
Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale in commemorazione del magistrato Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso, seduta del 26 settembre 1979.
Piersanti Mattarella con Sandro Pertini |
"Una Sicilia che ha già fatto cospicui passi avanti
avvicinando i suoi livelli di vita a quelli del resto del Paese, con la sua
cultura, con i suoi modi di essere; una Sicilia che nel gusto e nel costume non
è diversa dal resto del Paese; eppure anche una Sicilia che registra, specie
nelle sue città, forme di convivenza civile non accettabili, rese più gravi
dalle carenze di servizi pubblici, di scuole, di case a basso prezzo, di
ospedali, di asili nido, di campi da gioco, di verde.
Abbiamo ancora dinanzi a
noi ostacoli e resistenze notevoli e non ce ne nascondiamo il peso; primo fra
tutti la recrudescenza del fenomeno della mafia che […] si ripresenta con
tracotanza in questi mesi a turbare lo scorrere ordinato della nostra vita
civile.
Occorre fare un appello alla coscienza individuale, oltre che
ovviamente a tutti gli strumenti del pubblico potere, per affrontare questa dura
battaglia.
Occorre che i comportamenti di ciascuno siano coerenti a questo
obiettivo e noi Le chiediamo, Signor Presidente, di associare al nostro il Suo
richiamo, reso forte anche dalla Sua alta coscienza politica e morale, per un
livello più alto di convivenza civile, affinché ciascuno ogni giorno isoli e
respinga i comportamenti mafiosi e non si pieghi ad essi.
Deve essere pur
possibile ai giovani, a tanti giovani che vediamo anche in Sicilia così ansiosi
di rinnovamento, così desiderosi di maggiore giustizia, così vivi, così attenti
a tutto ciò che accade intorno ad essi, deve essere pur possibile, dicevo, a
questa nuova generazione di siciliani il venire a capo di questo triste
fenomeno, di isolarlo, batterlo, vincerlo per sempre"
Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale come indirizzo di saluto al Presidente della Repubblica Sandro Pertini, seduta straordinaria del 9 novembre 1979.
Piersanti Mattarella |
"In questo stesso momento una delle finalità che deve caratterizzare
l’impegno politico dei gruppi parlamentari, del Governo e delle istituzioni in
generale credo sia quella di dare un contributo decisivo per l’isolamento nella
società del fenomeno mafioso.
Questo risultato può essere conseguito, ripeto,
aiutando a costituire una coscienza antimafia.
[…] La gravità del fenomeno
mafioso non è più esprimibile soltanto attraverso il riferimento al numero dei
delitti consumati o tentati.
Bisogna evitare di concentrare l’attenzione su
questo fenomeno soltanto nei momenti in cui si manifesta in maniera più grave;
giova sottolineare, invece, al di là della indicazione della quantità e delle
forme in cui si manifesta, la drammaticità del mantenimento e del riesplodere di
questo fenomeno nella società siciliana.
Si tratta di un fenomeno che deve
avere come interlocutore principale lo Stato con i suoi apparati, con le sue responsabilità,
con le sue incombenze.
[…] Questa battaglia contro la criminalità esige – come qui
è stato sottolineato – la più larga unità di intenti, alla quale tutti dobbiamo
sentirci richiamati.
Credo che occorra dimostrare l’esistenza di un fronte
contro la mafia, forte anche politicamente, che appaia vincente, che, per la
sua consistenza, per la sua capacità di indicare soluzioni, dia alla società
siciliana ed alle nuove generazioni il convincimento che questa è una battaglia
che può e deve essere vinta.
[…] Siamo convinti, infatti, che, nella capacità
di identificare uno sviluppo e di proporre scelte coerenti di carattere
produttivo che garantiscano una crescita economica, sociale e civile
dell’Isola, c’è anche la risposta essenziale all'eliminazione delle ragioni di
fondo del prosperare della mafia nella nostra Regione.
[…] La battaglia deve
essere affrontata e deve essere combattuta guardando alla dimensione
complessiva del fenomeno, che non è soltanto un fenomeno di delinquenza nei
confronti dei quali va richiamata, come certamente è giusto richiamare, la
massima operatività possibile degli organi chiamati alla tutela dell’ordine
pubblico, dalle forze di polizia alla magistratura. Ad esse va dato atto, senza
riserve, di avere condotto una battaglia molto spesso in condizioni difficili. Appaiono
opportuni i riferimenti […] relativi al potenziamento delle dotazioni umane e
strutturali sia degli organi di polizia sia della magistratura in Sicilia.
[…] Ma
non è solo in direzione di questi aspetti, che pure vanno sottolineati con
forza e vanno rivendicati nei confronti degli organi centrali dello Stato, che
si combatte la mafia.
Si combatte anche eliminando le cause profonde che
consentono a questo fenomeno di prosperare.
E’ un fenomeno caratterizzato dalla
sopraffazione, dal ricatto, dalla minaccia, che bisogna combattere dalle sue
origini.
Quando si fanno richiami alla educazione civica, alla esigenza di
interventi anche nelle scuole, perché si crei una coscienza antimafia, un
costume diverso, ciò è da considerare positivamente.
Credo, infatti, che,
accanto alle iniziative e agli strumenti di lotta immediata per contrastare gli
aspetti più evidenti della realtà mafiosa, ci sia bisogno di una strategia
complessiva che vada alle origini.
Bisogna riguardare le condizioni di vita, il
tessuto economico e sociale che ha consentito da tanto, da troppo tempo il
prosperare di questo triste fenomeno.
Non si tratta soltanto di identificare un
momento repressivo ma un momento propositivo, che riguarda la capacità di
interventi di carattere economico-sociale di grande respiro da parte dello
Stato e della Regione, che riguarda comportamenti capaci di eliminare, ad
esempio, la disoccupazione, che è certamente uno dei mali che facilita il
prosperare del fenomeno stesso.
Occorre trovare la capacità di isolare questa
realtà, combattendo qualsiasi forma di connivenza, di collusione, di adesione a
questo fenomeno, dovunque possano annidarsi; combatterle anche con durezza, ma
sfuggendo al tentativo di realizzare forme di giudizi falsi o affrettati che
finiscono con l’essere una attenuazione nella battaglia e nell'affrontare il
nemico dove realmente esso si è insediato e dove realmente esso va battuto".
Deve
insomma emergere "la capacità di una proposta duplice sia in direzione di
interventi rivolti alla eliminazione del fenomeno nelle sue manifestazioni più
immediate mediante modi e comportamenti più efficaci della presenza repressiva
dello Stato, sia in direzione della consapevolezza che per battere questo
fenomeno bisogna intervenire drasticamente per risollevare le condizioni socio-economiche
della nostra Regione.
[…] Ritengo, signor Presidente, di dover ribadire che
questo dibattito costituisce obiettivamente un momento di crescita di quella
coscienza antimafia che è indispensabile per contribuire ad isolare questo
fenomeno, che può essere battuto – ripeto – con i momenti repressivi, ma anche con
la capacità di operare scelte organiche che riguardano lo sviluppo
socio-economico, oltre che con i comportamenti individuali e quindi i modi di
essere della nostra convivenza civile e del nostro costume.
Credo che il
contributo dato da questo dibattito al fine di isolare questo fenomeno e di
costruire una coscienza di opposizione, di resistenza e di liberazione da
questo fenomeno sia un fatto che fa onore a questa Assemblea e alla Regione
siciliana"
Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale nella discussione delle mozioni e dell'interpellanza sullo stato dell'ordine pubblico in Sicilia e sulla lotta alla mafia, seduta del 20 novembre 1979.
Piersanti Mattarella è morto e continuerà ad esserlo se noi non ne facciamo vivere le passioni e gli ideali nelle nostre piccole e grandi esperienze.
Sfrattiamo dalle nostre menti l'indifferenza.
Scacciamo l'ignavia dai nostri cuori.
Impegniamoci, dunque!
Facciamo vivere Piersanti attraverso le nostre azioni, le nostre parole e i nostri pensieri quotidiani.
Dimostriamo concretamente e senza ipocrisie che lui vive - davvero - con noi e dentro di noi.
Facciamone memoria piena, autentica, pratica.
Evitiamo di mettere in atto la solita, stucchevole, retorica messa in scena utile solo a farci credere - illusi - che la nostra coscienza sia a posto.
Come oggi è il giorno in cui un bimbo di nome Piersanti è sbocciato alla vita, così il testamento morale che questi ci ha lasciato sbocci nella mente e nel cuore di ognuno di noi.
Già, perchè adesso tocca a noi.
Soltanto a noi.
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