martedì 24 aprile 2012

DEPRESSIONE POST PARTUM

Nel caso in cui una donna soffra di depressione post partum e il marito la aggredisca frequentemente (fisicamente o moralmente), quest'ultimo risponderebbe del reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p. - fino a 5 anni di carcere, fino a 8 anni se deriva una lesione personale grave, fino a 15 anni se ne consegue una lesione gravissima) solo se il suo comportamento sia stato abituale e generato dalla consapevole volontà di indurre la moglie in una situazione di costante soggezione, asservimento e timore psicologici, avendole imposto un regime di vita vessatorio volto a mortificarne la personalità. Se invece le aggressioni dell'uomo si siano manifestate attraverso singoli episodi allo scopo di cercare di "scuotere" la moglie dal proprio stato di torpore depressivo - senza quindi alcun desiderio di prevaricazione - possono pur sempre sussistere altre ipotesi delittuose, come lesioni personali (art. 582 c.p.), ingiuria (art. 594 c.p.) o minaccia (art. 612 c.p.); tuttavia la pena sarebbe nettamente inferiore. L'imputato, infatti, rischierebbe solamente una condanna a 3 anni - pertanto niente galera - o una multa di 516 euro.
Così si è recentemente espressa la VI sezione penale della Cassazione, con la sentenza 23 aprile 2012, n. 15680.

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